I più maliziosi dicono che ci ricasca. Altri che ci sono storie d'amore che non finiscono mai. Non fa paura essere normale, probabilmente per Michael Phelps è proprio impossibile esserlo, normale. Del resto che ordinarietà può esserci in un ragazzone di 1,93 che quando pesa 88 chili è in splendida forma e che ha vinto qualcosa come 22 medaglie olimpiche, 18 delle quali d'oro. Il pesce fuor d'acqua ci ha provato col golf e le lezioni ai bimbi ,ma adesso si ributta in vasca. E' iscritto al Gran Prix di Mesa, in Arizona dal 24 al 26 aprile. Sarà la prima ufficiale dai giochi di Londra e la prima verso quelli di Rio, vero obiettivo di Phelps. E' lontano dal top, dal 4 agosto 2012 si allenicchiava esclusivamente per far qualcosa da alternare al golf e alle ospitate. Ora deve scalare la marcia e aumentare i giri. Ed evitare di rilassarsi. Togliere quella parolina di due lettere, ex, davanti a quella che ne ha caratterizzato la carriera, cannibale. Ci proverà per gradi. Il Gran Prix dirà se la hall of fame ha attenuato o meno la vis agonistica, la fame di vittorie. Se ritorna per riscrivere la storia ha età ed esperienza per poterlo fare. Se ritorna per noia ritorna come Mark Spitz che dopo i 7 ori di Monaco si è presentato a Barcellona come un museo del vintage. E così è finito. Peggio ancora è andata Ian Thorpe, che per Londra non è neppure qualificato ed è definito depresso, schiacchiato dal peso delle medaglie e ridotto ad alzar bicchieri per trovare il modo di rimediare una risata.
Roberto Chiesa
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