Vent’anni dopo il Cesena toglie dall’armadio l’abito della serie A. E, sorpresa, dimostra di poterci stare. A Roma sfrutta essenzialmente due cose, il passo lento dei giallorossi e i miracoli di Francesco Antonioli, un giovanotto di 41 anni che ieri sera ha fatto vergognare chi ha pensato di prendere Cavalieri per fare il titolare. Cava chi? L’abito, si diceva. Ficcadenti si presenta ingiacchettato ma col polsino slacciato e il suo Cesena è proprio così. Quel finto trasandato che alla fine sa di ordine e pulizia. Quella che fanno i difensori, belli applicati e corti, ma che soprattutto fanno gli esterni. Bravi a spingere e a ripiegare. E a fornire indicazioni precise al tecnico. Nagatomo è più centrocampista che difensore, Schelotto terzino mai. Comunque l’atteggiamento. Bene perché il Cesena alza il fortino anzi, prova pure a giocar palla perché Colucci ha sempre il passaggio e la parola giusta, Parolo legge i movimenti come pochi e Appiah, già Appiah, può darsi che un giorno serva pure lui. Di certo oggi non c’è paragone in favore dell’epurato De Feudis. Vien da pensare se il Cesena avesse avuto un centravanti col morso del cobra avrebbe anche potuto far male. Bgdani ha fatto il Bogdani: bene a far salire la squadra, poco pericoloso in fase di conclusione. All’Olimpico finisce in festa per uno 0-0 che fa morale ma non deve cambiare i piani. I 4 giocatori che servivano prima di Roma, servono anche dopo Roma. Dietro lo tsunami scatenatosi su Bologna avvicina il greco Moras ai bianconeri, per Jimenez o si fa domani oppure virgola.
Roberto Chiesa
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