Due telegrammi dalla Serbia. Il primo spedito martedì, di allarme, per una Under 21 a dir poco deludente. Non contano i nove gol presi, che potevano essere di più o di meno. Conta la prestazione sconcertante di una squadra che ha fatto vedere di non avere un’anima. Il pomeriggio di Novi Sad ha fatto incavolare Uraldi e i dirigenti, che la prossima settimana terranno a rapporto la squadra. Proprio perché la fiducia nel gruppo è immutata e una prova d’appello si concede a tutti. Tema della chiacchierata: facciamo finta sia stata una giornataccia e non se ne parli più. Dalla Caporetto generale si salva il portiere Simoncini: ne sentiremo parlare presto in categorie importanti.
Il secondo telegramma, di felicitazioni, per la nazionale A. Anche qui non serve commentare un risultato molto penalizzante. Quelli di Mazza hanno fatto l’unica partita possibile. Corti, concentrati, applicati, piacevoli per oltre mezz'ora nella quale un paio di volte hanno anche provato a ripartire nei limiti di un 4-5-1 che privilegia ovviamente la fase difensiva. I bianchi di Serbia al cospetto di un pubblico freddo, infreddolito, incavolato e molto propenso alla fischiata di disapprovazione sono passati solo grazie ad un calcio di punizione di Savo Milosevi (un cognome che oggi in Serbia fa meno paura) che Gasperoni non ha visto partire. Non ci fosse stata la magia di Stankovic sul filo dell’intervallo avremmo parlato di mezzo miracolo. Il primo quarto d’ora della ripresa c’è da soffrire. Serbi sbloccati mentalmente e scatenati agonosticamente passano ancora con Stankovic e fanno poker con un altro coniglio uscito da quell’improvvisato cilindro. Il quinto arriva che mancano ancora venti minuti di corse a perdifiato e maglie sudate. Gli applausi finali sono tutti meritati perché è questo che San Marino deve chiedere alla sua nazionale. E quando manca fa bene a fare la voce grossa.
Il secondo telegramma, di felicitazioni, per la nazionale A. Anche qui non serve commentare un risultato molto penalizzante. Quelli di Mazza hanno fatto l’unica partita possibile. Corti, concentrati, applicati, piacevoli per oltre mezz'ora nella quale un paio di volte hanno anche provato a ripartire nei limiti di un 4-5-1 che privilegia ovviamente la fase difensiva. I bianchi di Serbia al cospetto di un pubblico freddo, infreddolito, incavolato e molto propenso alla fischiata di disapprovazione sono passati solo grazie ad un calcio di punizione di Savo Milosevi (un cognome che oggi in Serbia fa meno paura) che Gasperoni non ha visto partire. Non ci fosse stata la magia di Stankovic sul filo dell’intervallo avremmo parlato di mezzo miracolo. Il primo quarto d’ora della ripresa c’è da soffrire. Serbi sbloccati mentalmente e scatenati agonosticamente passano ancora con Stankovic e fanno poker con un altro coniglio uscito da quell’improvvisato cilindro. Il quinto arriva che mancano ancora venti minuti di corse a perdifiato e maglie sudate. Gli applausi finali sono tutti meritati perché è questo che San Marino deve chiedere alla sua nazionale. E quando manca fa bene a fare la voce grossa.
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