La prima cosa da chiedersi è come sarà la Formula Uno senza Schumy, come reagirà il popolo senza re. 15 anni sono passati dal primo Gran Premio del Belgio nel 1991, quando il poco più che ventenne Michael sostituì Gachot alla guida della Jordan. Tanto basta a Flavio Briatore per adocchiarlo e metterlo sotto contratto a fare esperienza con la sua Benetton, all’ombra di quel mostro sacro di Nelson Piquet. Di lì in poi è un crescendo devastante e ricordiamo quei favolosi primi anni novanta e la rivalità con Ayrton Senna. Il primo mondiale nel ’94, lo stesso dello stop all’elettronica e della tragedia di Ayrton. 1995: è subito il bis, mentre in estate firma la svolta, passando alla Ferrari.
Chi non ricorda l’8 ottobre 2000, il titolo mondiale riportato a Maranello 21 anni dopo. Sarà campione fino al 2004. In tutto fanno 7: è il più grande di tutti i tempi. Tra i record frantumati ricordiamo in ordine sparso il maggior numero di vittorie in una stagione (13), il maggior numero di “Double” (pole position e vittoria nello stesso GP) 40, maggior numero di punti in una stagione 148. Più facile ricordare gli unici due primati che non gli appartengono: Gran Premi in carriera - 250 - resiste con 256 il padovano Riccardo Patrese. Poi le Pole Position nella singola stagione: Mansell lo supera per 14 a 11. Ha lasciato con un’ultima grande gara. Con l’ultimo emozionante sorpasso a quel Kimi Raikkonen che lo sostituirà in Ferrari. Passa il testimone, ma dimostra ancora di sapergli finire davanti. Lascia l’iride ad Alonso, che già ad onor del vero è a quota 2. E adesso cosa farà? Certo a chi ha tanto vinto e guadagnato 596 milioni di euro la vita riserva diverse opportunità. Ha rifiutato la prima. 10 milioni di euro dall’Audi per correre la 24 ore di Le Mans. Per i soldi del caffè, non si muove un imperatore. Preferisce l’anno sabbatico, in Svizzera dove vive dal ’96 con la moglie Corinna e i figli Gina Maria e Mick. Non ci risparmierà un libro, ma glielo possiamo perdonare. E avrà più tempo per il ruolo di ambasciatore di San Marino nel mondo, presso le organizzazioni umanitarie.
Chi non ricorda l’8 ottobre 2000, il titolo mondiale riportato a Maranello 21 anni dopo. Sarà campione fino al 2004. In tutto fanno 7: è il più grande di tutti i tempi. Tra i record frantumati ricordiamo in ordine sparso il maggior numero di vittorie in una stagione (13), il maggior numero di “Double” (pole position e vittoria nello stesso GP) 40, maggior numero di punti in una stagione 148. Più facile ricordare gli unici due primati che non gli appartengono: Gran Premi in carriera - 250 - resiste con 256 il padovano Riccardo Patrese. Poi le Pole Position nella singola stagione: Mansell lo supera per 14 a 11. Ha lasciato con un’ultima grande gara. Con l’ultimo emozionante sorpasso a quel Kimi Raikkonen che lo sostituirà in Ferrari. Passa il testimone, ma dimostra ancora di sapergli finire davanti. Lascia l’iride ad Alonso, che già ad onor del vero è a quota 2. E adesso cosa farà? Certo a chi ha tanto vinto e guadagnato 596 milioni di euro la vita riserva diverse opportunità. Ha rifiutato la prima. 10 milioni di euro dall’Audi per correre la 24 ore di Le Mans. Per i soldi del caffè, non si muove un imperatore. Preferisce l’anno sabbatico, in Svizzera dove vive dal ’96 con la moglie Corinna e i figli Gina Maria e Mick. Non ci risparmierà un libro, ma glielo possiamo perdonare. E avrà più tempo per il ruolo di ambasciatore di San Marino nel mondo, presso le organizzazioni umanitarie.
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