Antoine Deneriaz ha l’oro al collo. E fino a questa mattina, probabilmente, non ci aveva nemmeno mai pensato. L’Olimpiade conferma il suo spirito e i suoi valori. Ha 30 anni, Deneriaz. Un francesone che non ha mai sbaragliato la concorrenza, ma al quale l’Italia porta bene. Aveva vinto 3 gare di Coppa Italia, due di queste in Valgardena. E’ andato giù per ultimo, un pettorale 30 che di solito non stravolge storie e gerarchie. Ma ha incendiato il tracciato come una palla di fuoco. 1’48’80 è il tempo dell’oro. Ha sorpreso tutti. Figuriamoci Walchhofer. L’austriaco che ha scelto l’aggressività anche a costo di sporcare un po’ le linee è stato davanti a tutti per più di un’ora. Ha visto scendere Bode Miller, solo quinto, ed Herman Maier indietro pure lui. Il sorriso tirato, sportivo e amarissimo, sull’impresa di Deneriaz. Bravo Bruno Kernen, svizzero. Un grande interprete delle discese di qualche anno fa ritorna a casa con un bronzo che non era pronosticabile. Mentre di valanga azzurra neanche a parlane. Cenni di sé solo dal meno atteso, Patrick Staudacher nono. E Ghedina? Finito. Magari qualcosa d’altro lo farà. Ma ha finito alle Olimpiadi. Meritava un epilogo diverso dall’anonimato di un 23° posto. Decisivo un secondo perso misteriosamente a metà percorso. 18esimo Sulzenbacher rigido e a disagio, diciannovesimo Fill troppi errori nella parte alta.
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