L’oro più atteso alle 8 della sera. Armin Zoeggeler ce l’ha fatta, come ce l’aveva fatta quattro anni fa a Salt Lake. E le conferme sono sempre più difficili, anche in casa, soprattutto in casa. In tutto le medaglie fanno 4, come la Compagnoni, appena una in meno di Tomba la bomba. Ha tenuto tutta l’Italia con il naso incollato al teleschermo, un’Italia che di slittino si emoziona al massimo ogni quattro anni, ma che ieri sera sapeva perfino imprecare per due dita chiodate che non hanno fatto presa nel giacchio e rallentato così la spinta. Con quel nome così poco italiano e quel carattere così poco italiano, ha vinto da italiano vero con molta tattica e molto cuore. Chiuso, introverso, un blocco di marmo nato a Merano 32 anni fa, da contemplare più che interpellare proprio come le sue montagne. L’oro per Zoeggeler è subito un assegno da convertire. 130.000 euro, ma nemmeno un viaggetto o uno sfizio. Armin ha appena preso casa e quei soldi li ha già spesi. E poi prima e dopo goni gara, Zoeggeler si chiude in garage. Perché lo slittino va curato ed accudito almeno come un cavallo. Ha dedicato un pensiero a mamma Rosa che ha perso in dicembre per una terribile malattia. E’ l’unico vuoto che Armin ha visto in tribuna. Quelle tribune che pulsavano bandiere e italianità. Ma troppo vuote lo erano per davvero. Mentre nei bar di Cesana già non si entrava per Inter-Juve. Un po’ di rispetto in più, Armin, lo avrebbe meritato. Visto che di anni ne ha già 32 e con il suo slittino, probabilmente, ha rotto le scatole per l’ultima volta.
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