Dopo aver spazzato via tutti gli eventi sportivi della Primavera, l'onda lunga del Coronovirus si affaccia sull'estate. E sulla grand boucle. Il Giro d'Italia ha già perso la partenza di Budapest ed è in attesa di riprogrammare, ma ora a tremare è il Tour de France. Ufficialmente a calendario dal 27 giugno, la corsa a tappe più famosa del mondo non è ancora in grado di sapere se tutto potrà svolgersi regolarmente. Anzi. Delle tre ipotesi affrontate dagli organizzatori, quelle di un Tour festa popolare con gente sulle strade e plotoni di folla in partenza e all'arrivo è oggi la più lontana. Quello a cui si sta lavorando per riuscire a mettere in piedi l'edizione numero 107 è l'esclusione del pubblico. Il mero gesto tecnico che trasforma però una gara ciclistica in qualcosa di diverso. E i primi a bocciare la soluzione di compromesso sono proprio i corridori francesi. Per tutti ha preso posizione Julian Alaphilippe che ha detto non voler nemmeno pensare a questa eventualità, giustificando in parte il pensiero con le "altre priorità che ha adesso la nazione". E con la Francia il mondo. Spalle al muro, quindi, gli organizzatori hanno preso tempo. Individuando il 15 maggio come termine ultimo per prendere una decisione definitiva. Non basta però. Per molti sarà già tardi. Per quelli che pensano ad un mese di rinvio approfittando del posticipo delle Olimpiadi, ma a quel punto occorre un'azione combinata con gli spagnoli per non andare a sbattere sulla Vuelta. E magari una cabina di regia con RCS per capire che fine farà il Giro e quando la farà. Si naviga a vista e ci sono poche certezze. Le città del Tour de France sono preoccupate anche perché i lavori stradali necessari per il passaggio della carovana sono naturalmente fermi. Il 15 maggio sapremo, tra salute dei corridori, calendario UCI e necessità di arginare l'emorragia di sponsor, si fa largo l'idea che anche nel 2020 ci sarà la Gran Boucle. Come è quando è oggi solo un'ipotesi.
Tour in bilico, si decide il 15 maggio
29 mar 2020
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