Tour: Vincenzo Nibali vicinissimo alla conquista del Tour de France

Che non ci siano più Froome e Contador è diventato da tormentone e rimpianto. Perchè un Nibali così grande li avrebbe sbranati tutti e due. Come Valverde e il manipolo di francesi come sempre pompato e celebrato sulle pagine di un'Equipe forse anche comprensibilmente comunque sfacciatamente dalla parte degli "enfant du pays". Ha vinto alla maniera dei grandi, di quelli che indossano la maglia e non fanno di conto. Ascoltano le gambe e se ne hanno, vanno via. Alla Pantani tanto per dire una cosa a cui tutti pensano e che magari per pudore non dicono. Quello che è Vincenzo Nibali in bicicletta lo dice la salita. Macinata con la cerniera aperta, ustionata con un allungo assassino a tre chilometri dall'arrivo, tatuata sotto la flamme rouge. Vince nel giorno in cui tutto il mondo del ciclismo ricorda Bartali, e una piccola parte di esso Casartelli. Vince senza calcolatrice. Con il motore e il cuore. E fa dire al diesse Martinelli: "Speriamo che il Tour diventi noioso". Ha fatto una prima parte di stagione in sordina, proprio per preparare la Grand Boucle. Ha attirato critiche, anche ingenerose. Lo facevano Ullrich e Armstrong e andava bene così. Oggi l'ultima tappa alpina, con inedito arrivo a Risoul. Lassù Nairo Quintana vinse una tappa al Tour de L'Avenir, poi ha conquistato il Giro. Nel calcio si dice, quelli che fanno gol sono sempre gli stessi.
Roberto Chiesa

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