Già dal 16 novembre 1986 San Marino aveva sottoscritto, a Strasburgo, unitamente agli altri Stati aderenti al Consiglio d’Europa, la Convenzione contro il doping. Il Consiglio Grande e Generale l’ha successivamente accettata ratificandola con il Decreto 18 dicembre 1989. Di fatto, con la sottoscrizione della Convenzione e l’emanazione del Decreto, San Marino ha aderito alla lotta al doping, impegnandosi sia verso il Consiglio d’Europa che verso gli organismi sportivi internazionali, ad adottare tutti gli strumenti necessari per la lotta al consumo di sostanze proibite, ad iniziare con la promulgazione di una legge. Ma da allora sono passati inutilmente venti anni e una legge ancora non c’è. E’ stato costituito un Comitato Permanente: il quale agisce da osservatorio svolgendo un analisi conoscitiva, può disporre controlli a sorpresa, ha istituito un numero di telefono antidoping , un sito web, e ha facoltà di rilasciare un passaporto antidoping. L’intervento di Marco Benedettini al seminario non è polemico, anzi vuole essere un contributo che va a colmare un’evidente lacuna e che è incentrato sulla tutela della salute della persona in una dimensione così frequentata come è quella sportiva. Un problema non è di secondaria importanza, come dimostra la cronaca quotidiana, e i rischi non sono solo sanitari, ma anche di ordine sociale. In questo momento San Marino si rifà alle disposizioni del regolamento antidoping della Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), organismo creato per garantire l’armonizzazione e la migliore pratica dei programma antidoping internazionale e nazionale.
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