Aveva vinto 10 anni fa, poi ha fatto la mamma è rientrata ma senza più ripetersi fino a ieri sera quando all'improvviso si è riaccesa la stella di Barbora Spotakova che a 36 anni compiuti vince l'oro scagliando il giavellotto a 66.76. Un lancio che riporta l'Europa al centro con due spallate ben assestate alle emergenti cinesi Lingwei Li e Huihui Liu. Le Siepi sono ancora keniane. Lo sono dal 1987 quando l'ultimo incursore Francesco Panetta sorprese gli africani. Lo statunitense Jager decide di far selezione e metà gara e con lui restano il marocchino Elbakkali e Kipruto. Il keniano è reduce da una stagione difficile per via di un infortunio a un piede che ha perfino rischiato di fargli saltare il mondiale, ma ai 300 metri dimentica i dolori. Saluta e se ne va. Vince su Elbakkali e Jager è terzo: prima medaglia statunitense della specialità. La sorpresona arriva dagli 800. Gara senza favoriti che va al francese Pierre Ambrose Bosse. Al penultimo rettilineo, la medaglia di legno alla Olimpiadi di Rio, scala la marcia che gli permette di chiudere primo in 1'44''67. Su un podio molto composito e molto impronosticabile salgono anche il polacco Kszczot e il keniano Bett. Un giro in meno, ma i 400 regalano una gara epica e soprattutto incoronano il sudafricano Van Nierken. Per lui 43''98 con evidente decelerata finale. E dopo le Olimpiadi il re del giro della morte si fa anche il Mondiale. Accanto al campione in corsia 6 ce n'è una vuota: la 7. Era del botswana Makala, vero controfavorito, ma fermato da una gastroenterite che per evitare contagi lo ha confinato in camera. L'asta è un concentrato di emozioni per il volo del sottotenente americano Sam Kendricks. 5,95 al terzo tentativo. Un volo per dimostrare che l'Oro di Rio non fu episodio casuale, nè isolato.
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