Due tempi completamente diversi, nel primo i biancazzurri dopo essere andati in vantaggio con il solito Grassi, sembrava poter dilagare di fronte ad una Viterbese davvero poca cosa. Se non si sfruttano queste occasioni allora occorre preoccuparsi.
I laziali giocano praticamente fuori casa, senza tifosi, solo qualche esagitato famigliare in tribuna, insomma c’erano tutti gli ingredienti per strappare i tre punti. Quel primo tempo giocato bene, ha illuso. Il modulo proposto dal tecnico pareva vincente. Aragao, un po’ a sorpresa schierato dall’inizio, ha garantito vivacità, Grassi non è più una novità, Evangelisti sempre lucido nel tessere la manovra. Anche dietro, tutto lasciava presagire una giornata tranquilla per Dei mai sollecitato nei primi 45 minuti. E così a fine primo tempo il rammarico era solo quello di non avere avuto la capacità di chiudere, quella che sembrava, una semplice formalità. Manca il cinismo, dote importante nel calcio, e se non ce l’hai, spesso vieni punito.
Quello che poi si è puntualmente verificato. La Viterbese cambia marcia nella ripresa. Roberto Rambaudi mette in campo subito forze fresche, è tanto basta per mandare in tilt Tazzioli, che non ha saputo rispondere adeguatamente. Fuori Aragao per un impresentabile Turchetta, lasciando Meloni in panchina. Appena effettuato il cambio è arrivato il gol del pareggio che ha messo a nudo tutti i limiti attuali di una difesa che ha già incassato 5 gol in 3 giornate.
E poteva anche starci la beffa finale, palo colpito dai laziali, ma sarebbe stato troppo. Gli altri corrono, sono già sette i punti di distacco, il San Marino costruito per stare a stretto contatto con la zona alta della classifica, paga le precarie condizioni di troppi giocatori. Carruezzo, Capece, Taccola, Di Maio, Longobardi, Turchetta , Chiopris Gori e Corradi gli ultimi due lasciati addirittura a casa dal tecnico.
I laziali giocano praticamente fuori casa, senza tifosi, solo qualche esagitato famigliare in tribuna, insomma c’erano tutti gli ingredienti per strappare i tre punti. Quel primo tempo giocato bene, ha illuso. Il modulo proposto dal tecnico pareva vincente. Aragao, un po’ a sorpresa schierato dall’inizio, ha garantito vivacità, Grassi non è più una novità, Evangelisti sempre lucido nel tessere la manovra. Anche dietro, tutto lasciava presagire una giornata tranquilla per Dei mai sollecitato nei primi 45 minuti. E così a fine primo tempo il rammarico era solo quello di non avere avuto la capacità di chiudere, quella che sembrava, una semplice formalità. Manca il cinismo, dote importante nel calcio, e se non ce l’hai, spesso vieni punito.
Quello che poi si è puntualmente verificato. La Viterbese cambia marcia nella ripresa. Roberto Rambaudi mette in campo subito forze fresche, è tanto basta per mandare in tilt Tazzioli, che non ha saputo rispondere adeguatamente. Fuori Aragao per un impresentabile Turchetta, lasciando Meloni in panchina. Appena effettuato il cambio è arrivato il gol del pareggio che ha messo a nudo tutti i limiti attuali di una difesa che ha già incassato 5 gol in 3 giornate.
E poteva anche starci la beffa finale, palo colpito dai laziali, ma sarebbe stato troppo. Gli altri corrono, sono già sette i punti di distacco, il San Marino costruito per stare a stretto contatto con la zona alta della classifica, paga le precarie condizioni di troppi giocatori. Carruezzo, Capece, Taccola, Di Maio, Longobardi, Turchetta , Chiopris Gori e Corradi gli ultimi due lasciati addirittura a casa dal tecnico.
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