Un anno fa Pesaro smobilitava in vista delll'A2 e di una retrocessione già certa, quindi essere a giocarsi la Coppa Italia è di per sé un successo. Per il resto c'è poco da dire, su una finale durata un quarto. Milano ci arriva dopo aver massacrato Reggio Emilia e soprattutto Venezia, non vuole rischiare brutte figure e parte per chiuderla in fretta, come sarà. 87-59 su una VL costretta, da una formula illogica, a scendere in campo a meno di 24 ore dall'inizio della semifinale. Pensare che col giorno di riposo in mezzo sarebbe finita diversamente è utopistico, però di certo la partita in sé poteva avere un senso maggiore.
Milano entra con la rabbia e la determinazione di chi non vuol perdere tempo e già l'avvio è una masterclass difensiva: l'Olimpia è aggressiva e allo stesso tempo chirurgica (solo due falli in un quarto d'ora) e nel primo tempo costringe la VL a 9 perse e all'1/12 dall'arco. L'unico a reggere l'urto è Cain, comunque in doppia doppia con 15 punti e 12 rimbalzi. Doppia cifra anche per Filipovity e Drell, che in qualche modo ne fanno 12 a testa. Il trio in questione segna quasi tutti i canestri VL del primo quarto, nel quale Milano comanda ma non fugge.
Come in campionato, ad abbattere Pesaro è Gigi Datome, top scorer Olimpia a quota 15 ed MVP della Final Eight: l'azzurro apre il secondo quarto con 9 punti per il 16-0 del +22, la VL tenta una reazione col parzialino a firma Cain-Justin Robinson ma a cavallo del riposo lungo affonda sotto un altro 16-0, per il +32. 27-6 il parziale del secondo periodo, mai una squadra aveva segnato così poco in un quarto di Coppa Italia.
Il resto è una lenta attesa della premiazione: 7° titolo per Milano e 8° per Ettore Messina, che aggancia Virtus Bologna e Treviso (con cui vinse le precedenti) in vetta all'albo d'oro: in sostanza, nessuna squadra ha vinto più Coppe Italia dell'ex CT. Un alieno alla guida di un roster da Monstars, che sommando le tre partite ha segnato 87 punti in più degli avversari (cifra record). Ma un primato positivo l'ha registrato pure la VL, perché i 115 rifilati a Sassari sono il punteggio più alto mai realizzato in una singola partita del torneo. Per una squadra risorta in fretta e furia dal disastro, poco non è.