FINAL EIGHT

Pesaro cavalca il sogno: battuta Brindisi, è finale di Coppa Italia

Un sofferto 69-74 vale l'accesso alla sfida per il titolo contro la schiacciasassi Milano.

Dopo aver preso il volo Pesaro quasi si schianta all’atterraggio, all’ultimo brivido però evita la beffa atroce e dopo 17 anni è in finale di Coppa Italia. È 69-74 su una Brindisi senza una stella e mezzo (Harrison ko e Willis mezzo rotto), che comincia a far paura, e tanta, solo quando gli sforzi spesi con Sassari si fanno sentire. Ma 35’ di vantaggio ininterrotto certificano una vittoria meritata, come meritato premio per quanto fatto sin qui è la sfida per il titolo con Milano (che annienta 96-65 Venezia). L’acchiappasogni è ancora Justin Robinson, 23 punti in 25’ con 4/7 da tre, mentre Cain domina sottoplancia con 14 rimbalzi.

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Si parte col freno a mano (2-2 dopo 3’) poi, quando la partita ingrana, la differenza la fa il tiro da fuori: nel primo tempo Brindisi fa 3/12, Pesaro invece è a 8/19 e prende stabilmente il comando. I pugliesi ci mettono 12’ prima di iniziare a colpire dall’arco, intanto però Justin Robinson (sin lì quasi solo a riposo) esplode con un secondo periodo da 12 punti, così è fuga VL. L’apice arriva poco prima di metà terzo, quando le triple di Delfino – sin lì a secco dal campo – e quella di Tambone valgono il +17, che sarà apice e principio del declino.

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Inchiodata nel tiro da due (misero 23% finale) Pesaro si smarrisce anche da fuori, viceversa Brindisi trova il cambio marcia con Thompson e Perkins (rispettivamente 19 e 16 punti). Tra giocate e canestri, a cavallo dell’ultimo riposo i due danno corpo al 15-2 del -4 e per quanto Justin Robinson continui a sfornare colpi d’autore la VL non scappa più. Ci saranno un paio di accelerate con annesso vantaggio a due cifre, ma nulla che tagli le gambe a una Brindisi che ci crede e che, a 40” dalla sirena, schiaccia il -1 con Perkins. Filloy manca il canestro-fermino, Visconti va a rimbalzo e, con 15” da giocare, s’invola per quello che sarebbe un sorpasso clamoroso. Nel momento più delicato la scena è per Filipovity, glaciale nel piazzare un muro chirurgico che vale recupero e mezza finale. Al resto ci pensa Delfino: antisportivo strappato a Krubally e, sul possesso extra, altro fallo scroccato a Udom, per un 4/4 in lunetta che assicura un appuntamento atteso dal lontano 2004.

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