La panchina traballa già da qualche settimana e l’impressione è che i vertici di via Turati non sappiano esattamente cosa fare. Un balbettìo societario mascherato da fiducia incondizionata a Max Allegri: questa linea però non deve ingannare, più che un gesto pionieristico per una società italiana come quello di voler uscire dalla crisi con lo stesso timoniere con cui vi è entrata, l’attualità delle cose sembra testimoniare l’incapacità di trovare un degno sostituto, stante la figura – reputata solamente collaterale alla guida tecnica – di Tassotti.
La panchina del Milan sembra una bomba ad orologeria: non si sa quando, né dove, ma pare certo che prima o poi esploderà. Tante le partite decisive – le ultime in ordine cronologico con Lazio e Malaga – malamente perse dai rossoneri che non solo non hanno mostrato un minimo accenno di reazione, ma hanno anche ostentato un preoccupante disordine tattico. O Allegri riuscirà ad invertire una tendenza che sembra già segnata, o la partita di sabato contro il Genoa – questa volta sì – potrebbe essere l’ultima.
Luca Pelliccioni
La panchina del Milan sembra una bomba ad orologeria: non si sa quando, né dove, ma pare certo che prima o poi esploderà. Tante le partite decisive – le ultime in ordine cronologico con Lazio e Malaga – malamente perse dai rossoneri che non solo non hanno mostrato un minimo accenno di reazione, ma hanno anche ostentato un preoccupante disordine tattico. O Allegri riuscirà ad invertire una tendenza che sembra già segnata, o la partita di sabato contro il Genoa – questa volta sì – potrebbe essere l’ultima.
Luca Pelliccioni
Riproduzione riservata ©