Bendando gli occhi si potrebbe dire che il San Marino ha avuto una giornata storta, ha preso goal con un cross sbagliato nel momento migliore. I 94 dell’Olimpico dicono però altre cose: nessun tiro in porta, Sportiello totalmente inoperoso, non c’è un’idea, irriconoscibile Davide Poletti, e il reparto offensivo è molto vicino all’impotenza. Il Carpi ha sentenziato: “il campionato dei Titati sarà all’insegna della sofferenza, Acori parla già di salvezza, anche se appare chiaro che le ambizioni di Danilo Pretelli sono altre: non avrebbe esonerato Petrone per prendere un big come l’ex allenatore del Rimini per pensare solo a salvarsi. Esistono molti “ma” in questo San Marino: se da una parte va sottolineato che chi mette i soldi e fa sacrifici enormi per 200 paganti in Prima Divisione andrebbe solo premiato, dall’altra occorre tornare con i piedi sulla terra. Più volte abbiamo fatto notare che l’organico non è completo: la regola degli under influenza molto le scelte. Dopo 9 giornate di campionato i vari Migani, Ferrari, Mannini, e Mella non hanno brillato, discorso a parte per Casolla e lo sfortunato Farina che qualcosa di buono hanno fatto vedere. Sia ben chiaro, la crisi dei Titani non è certamente da attribuire ai 20enni, ma resta il fatto che chi ha scelto (stando alle prime 9 giornate) è stato per lo meno sfortunato. Acori, sarà costretto a rivedere questo strano albero di Natale, o come preferisce lui 4-3-3, con diversi giocatori adattati. Fa quasi tenerezza, per solitudine, Massimo Coda, arrivato sul Titano con l’etichetta di “sfracella porte”, per il momento, è costretto ad esilio forzato. Passa il Carpi, forse troppo largo ma con merito, mettendo a nudo limiti evidenti di un San Marino, ora costretto a mettersi in salvo il prima possibile. La Prima Divisione è molto severa, e da queste parti lo dovrebbero già aver capito. Potersela permettere è un privilegio e proprio per questo va salvaguardata.
L.G
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