Aveva i capelli lunghi e il colpo in canna. Il re leone, ora ingrigito e taglio più dimensionato all'età, non è più solo. Non è più il solo ad aver riempito lo Stadio Franchi per una prima da brividi. C'era una volta il puntero venuto dalla Pampa, che oggi divide il regno con Mario Gomez, nome a ricordo di lontane origini andaluse ma tedesco nel fisico e nella mente. Programmato per far gol, un altro segno dei tempi. Delirio a Firenze, che così su due piedi lo ha fatto diventare Super Mario in attesa di più fantasiosi battesimi ufficiali. Il popolo viola fa esplodere Campo di Marte e sogna. Come è giusto sognare a luglio. Intrigato da un attacco potenzialmente atomico con il panzer e la zanzara. Super Mario e Pepito. Rossi, indubbiamente nato con il gol addosso ancorché ahi lui più in ospedale che sul campo. La viola parte, riparte dall'ottimo lavoro del confermatissimo Montella. E lavora per dimostrare di essere diventata grande, di poter prendere residenza dove per un anno ha avuto domicilio a sorpresa. Una rosa rinforzata e rafforzata ad esempio dall'innesto di Ambrosini e dalla quasi conferma di Ljaic. Jovetic andrà al City. Lo Jo Jo sceglie i petrodollari e lascia Firenze. Certe cifrè, ha ragione Pradè, sono immorali e ognuno ha il diritto di scriversi la propria storia con la penna che più gli piace.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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