Bufera Miccoli: indagato per estorsione

Bufera Miccoli: indagato per estorsione.
La Procura di Palermo indaga, e sfonda il cordone sanitario attorno alla società calcistica andando a colpire proprio l'uomo simbolo, nonostante in irrimediabile rottura con Zamparini e destinato a lasciare la Sicilia. Stiamo parlando di Fabrizio Miccoli. Oltre all'ipotesi di reato di accesso abusivo a sistema informatico al fine di utilizzare quattro SIM intestate a ignari, è emerso un altro potenziale capo d'accusa: la DIA avrebbe notificato al capitano rosanero un avviso di garanzia per estorsione.
L'ex Perugia, Juventus e Fiorentina, avrebbe commissionato all'amico Mauro Lauricella – figlio del boss della Kalsa – il recupero di denaro dai soci di un discoteca. Le modalità del tramite, però, sarebbero state quantomeno brusche. Non più semplice testimone, Miccoli sarà interrogato quale indagato, a partire dal rapporto con Lauricella.
E le quattro SIM? L'attaccante che fu della nazionale avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgliele. Dai dialoghi non si ottennero informazioni utili alla cattura, poi conseguente, del boss Antonino Lauricella; ma evidenziarono le relazioni tra Miccoli e il figlio del boss della Kalsa, Mauro: “Quel fango di Falcone” - avrebbero detto Miccoli e Lauricella al telefono, insultando l'arcinoto giudice reo, quanto pare, di voler dare il suo contributo a debellare quella che – con ogni probabilità – è la peggiore malattia che ha colpito l'Italia, finendone poi vittima.
“Inqualificabile” - con un commento tanto secco quanto pungente, la sorella del magistrato ha definito il comportamento di Miccoli. “Una persona che – continua – ha partecipato alle Partite del Cuore, quando dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino. Si vede che preferisce i boss alla legalità. Scarsissima sensibilità: era meglio non partecipare a quelle manifestazioni".

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