La regola antica ed attualissima del “nemo profeta in patria” colpisce alle 21.40 del lunedì post Milan. Senza segni premonitori di una rottura che infatti non c’è stata, Daniele Arrigoni non è più l’allenatore del Cesena. Ha parlato a lungo con il Presidente e insieme hanno deciso che è giusto così. Un colloquio nato con altri argomenti e poi sfociato nei dubbi reciproci che hanno portato alla separazione consensuale. Cosa paga Arrigoni non è definibile con certezza, ultimo posto in classifica a parte. Certo non è stata fatale la sconfitta col Milan, quanto l’atteggiamento di una squadra che negli ultimi tempi era lontana sul campo da quello che l’allenatore aveva in testa. Un tecnico che a volte sembrava rassegnato, altre crederci solo lui. Certo l’Arrigoni deciso e con la situazione in mano che abbiamo visto fino a Natale, lo abbiamo perso nel nuovo anno. Confuso tra esperimenti di difesa a tre proposta con buoni risultati a Napoli e inspiegabilmente accantonata, l’insistenza nel proporre un Colucci attualmente improponibile, l’ostinazione nel presentare in campo giocatori come Eder o Candreva destinati ad altri lidi. E’ nata benissimo, con 9 punti nelle prime 5 partite, è finita malissimo con 4 nelle ultime 9. Bianconeri piantati, un problema che da oggi sarà di competenza di Mario Beretta. Un anno fa perse la volata con Ficcadenti, ma oggi diventa l’uomo della provvidenza.
Roberto Chiesa
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