Agosto ha i suoi vantaggi. Ad esempio quello di poter dire con ragione che è ancora molto presto e vittorie e sconfitte contano il giusto. E quindi il Cesena esce dalla Coppa Italia, perde ad Avellino probabilmente con merito ma non è il caso di suonare allarmi e peggio ancora fare drammi. L'analisi comune dei protagonisti è che in fondo è mancata solo un po' di cattiveria e contro una squadra fisica e neopromossa come l'Avellino si finisce per pagare pegno. Una serata un po' così, un tempo più di marca iripina e una ripresa decisamente bianconera ma leziosa e non sostanziosa, che poche volte ha dato l'impressione di poter invertire il trend. Ora che andare avanti in Coppa fosse un obiettivo primario è inutile raccontarlo, come non si può nascondere che la vittoria nel Memorial Lugaresi contro mezzo Napoli avesse fatto sperare in un Cesena diverso. Quella di Avellino resterà una trasferta fine a se stessa non c'è dubbio, ma tra l'esercizio stilistico di un'amichevole e i primi venti di Coppa c'è di mezzo uno spirito diverso. Quello da B che i campani neopromossi hanno messo in campo fin dalla prima palla al centro e che i romagnoli dovranno ancora cercare nell'ultima settimana di lavoro prima del debutto in campionato nel posticipo del Manuzzi contro il Varese. Con un paio di volti nuovi, quelli che sul fil di sirena il popolo si attende da Rino Foschi per completare il dipinto. Perchè Avellino a parte un Cesena protagonista in campionato se lo aspettano un po' tutti.
Roberto Chiesa
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