A giochi strafatti, dal berrettificio spunta un Cesena leggero e divertente come forse nei sogni di chi l'ha costruito. Al Manuzzi con il Palermo è la fiera del gol e dell'occasione di qua e di là almeno per un tempo. Lauro molla subito per un colpo al collo e il Palermo passa un po' a sorpresa quando è il bianconero a giocarla e girarla. Comotto si fa saltare da Munoz che la mette forte e tesa per la volèè di Bertolo. Il solito Cesena insapore si sarebbe rarefatto e invece Santana suona la carica e si inventa di sana pianta un pari che fa saltare uno stadio che da tempo aspetta di saltare. Un paio di minuti e Rennella raddoppia e vien da pensare davvero che possa essere il giorno della prima gioia per un Beretta che ha lasciato il completo modello “iena” nell'armadio per una tutaccia più da allenatore del Cesena. A dieci secondi dall'intervallo la capocciata di Silvestre guasta il te e cambia i presupposti della ripresa.
Ritmi più bassi, squadre più lunghe, Colucci arma Mutu: l'aggancio è extra lusso, il resto è pastrocchiato. Di là il pennello è di Miccoli che rimedia un paio di spizzate e un brividino. Dopo due mesi si rivede Iaquinta. Ceccarelli lo cerca subito e per un pelo non succede. L'eroe di Berlono chiude davanti con Mutu e Santana (finchè ce la fa). I tre tenori regalano 20 minuti di delizie e malinconie a ricordare quello che doveva essere e non fu mai.
Roberto Chiesa
Ritmi più bassi, squadre più lunghe, Colucci arma Mutu: l'aggancio è extra lusso, il resto è pastrocchiato. Di là il pennello è di Miccoli che rimedia un paio di spizzate e un brividino. Dopo due mesi si rivede Iaquinta. Ceccarelli lo cerca subito e per un pelo non succede. L'eroe di Berlono chiude davanti con Mutu e Santana (finchè ce la fa). I tre tenori regalano 20 minuti di delizie e malinconie a ricordare quello che doveva essere e non fu mai.
Roberto Chiesa
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