Cesena-Reggina 1-1

Quel Comi figlio di quel Comi che di testa faceva sempre gol gela il Manuzzi a due minuti scarsi dall'urlo liberatorio. Perchè i tre punti contro la Reggina servivano all'autostima e al progetto, ma soprattutto alla classifica che aspettava il doppio impegno interno per assestarsi un po'. Escono due punti da Crotone e Reggina, figli di due partite diverse ma delle stesse carenze. Questa volta ha trovato il gol un difensore, Comotto, ma il mal di gol degli attaccanti continua ad essere una preoccupante costante in un futuro fatto di un Succi ancora part time e molto indietro, di un Graffiedi generoso e sprecone, di un Lapadula finalmente recuperato ma quasi un corpo estraneo. E se un centrocampo da Lega Pro non aiuta in termini di qualità ecco l'intensità, la voglia di soffrire, la faccia feroce è tutto quello a cui il Cesena si può aggrappare. Nedo Sonetti la chiamò belvaggine e salvò un'Atalanta a pezzi. Bisoli non lo dice, ma solo alla salvezza deve pensare. E ad aumentare il minutaggio indiavolato. Contro la Reggina, i minuti di sacro fuoco sono arrivati a 65, non sufficiente però a trovare il raddoppio per chiuderla e dare una mano di vernice alla classifica, soprattutto alla luce di un calendario che dice: Livorno, Grosseto, Padova le prossime tre tappe. E poi le assenze: quando pesca dalla panchina il tecnico peggiora sempre notevolmente la già precaria ordinarietà. Segno che tante sono state le scelte sbagliate e che sarà trincea, come dicevano i latini, “in secula seculorum”.

Roberto Chiesa

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