Il Chelsea è in finale, ma la notizia è che ha perso il Barcellona. E quando nello stesso anno l’invincibile armata toppa la Liga e la Champions sembra così innaturale che per forza ci debba essere il trucco. E il trucco c’è. Si chiama Roberto Di Matteo, è svizzero di nascita da italiano di cittadinanza e credo calcistico. Ha spento le ceneri delle macerie lasciate da Villas Boas, uno che ha provato a fare il Mourinho e senza esserlo si è scottato. Traghettatore, allenatore con il timer al collo. Gli inglesi si sono divertiti a dipingerlo come l’omino con la data di scadenza sulla schiena e il Dima ha risposto con il lavoro, la ripresa in Premier e una grande Champions che ora può anche vincere. Ha aspettato il Barca nel suo tempio, qualcosa gli è pure andato bene ma difendere e ripartire è da sempre il marchio del calcio italiano del mondo. Da ieri è un po’ più chiaro che il guardiolismo si può anche attaccare e non c’è un calcio assoluto, ma solo un calcio funzionale al progetto. Lo insegna l’italianissimo Di Matteo che in Italia non ma mai trovato nessuno disposto ad affidargli una panchina.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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