Mafia e calcio, un rapporto ormai certo, come conferma la relazione approvata dalla Commissione Antimafia che ha sottolineato come le organizzazioni mafiose abbiano stretti legami con le tifoserie per controllare i territori.
"Non pensavamo che il fenomeno toccasse anche la prima squadra d'Italia". E' la Juventus la squadra cui fa riferimento Rosy Bindi, presidente commissione Antimafia, che insieme al coordinatore comitato mafia e sport, deputato del Pd Marco Di Lello, ha presentato la relazione su mafia e calcio, approvata all'unanimità dopo un anno di indagine: 99 pagine, 30 sedute, 42 audizioni e 2 sopralluoghi.
A Torino, si legge nella relazione, è la 'ndrangheta intermediaria e garante del fenomeno bagarinaggio gestito da ultras juventini; in altri casi ci sono capi ultras direttamente appartenenti ad associazioni mafiose, come nel caso del Napoli; in altri ancora un gruppo delinquenziale riconducibile alla camorra dei Casalesi aveva tentato di acquistare un pacchetto delle quote della Lazio.
“Non vogliamo sostituirci ai magistrati – è l'incipit della Bindi – ma richiamare ognuno alle proprie responsabilità, società in primis, che devono occuparsi della sicurezza senza trincerarsi, come abbiamo sentito, dietro ai 'non sapevo'”. La commissione ha seguito la traccia di inchieste giudiziarie che avevano già riguardato alcune società.
La mafia utilizza il calcio per creare consenso sul territorio. Il calcio, tra l'altro, è industria ricca: 4 miliardi l'anno.
Società che tra l'altro si espongono al rischio riciclaggio perché non hanno gli stessi obblighi di segnalazione di altri soggetti societari.
Tra le proposte, l'introduzione del reato di bagarinaggio, un Daspo rafforzato con obbligo di firma, inasprire le sanzioni della giustizia sportiva nei casi di match fixing e di collusioni con la mafia.
Francesca Biliotti
Nel video l'intervista a Rosy Bindi, presidente Commissione Antimafia
"Non pensavamo che il fenomeno toccasse anche la prima squadra d'Italia". E' la Juventus la squadra cui fa riferimento Rosy Bindi, presidente commissione Antimafia, che insieme al coordinatore comitato mafia e sport, deputato del Pd Marco Di Lello, ha presentato la relazione su mafia e calcio, approvata all'unanimità dopo un anno di indagine: 99 pagine, 30 sedute, 42 audizioni e 2 sopralluoghi.
A Torino, si legge nella relazione, è la 'ndrangheta intermediaria e garante del fenomeno bagarinaggio gestito da ultras juventini; in altri casi ci sono capi ultras direttamente appartenenti ad associazioni mafiose, come nel caso del Napoli; in altri ancora un gruppo delinquenziale riconducibile alla camorra dei Casalesi aveva tentato di acquistare un pacchetto delle quote della Lazio.
“Non vogliamo sostituirci ai magistrati – è l'incipit della Bindi – ma richiamare ognuno alle proprie responsabilità, società in primis, che devono occuparsi della sicurezza senza trincerarsi, come abbiamo sentito, dietro ai 'non sapevo'”. La commissione ha seguito la traccia di inchieste giudiziarie che avevano già riguardato alcune società.
La mafia utilizza il calcio per creare consenso sul territorio. Il calcio, tra l'altro, è industria ricca: 4 miliardi l'anno.
Società che tra l'altro si espongono al rischio riciclaggio perché non hanno gli stessi obblighi di segnalazione di altri soggetti societari.
Tra le proposte, l'introduzione del reato di bagarinaggio, un Daspo rafforzato con obbligo di firma, inasprire le sanzioni della giustizia sportiva nei casi di match fixing e di collusioni con la mafia.
Francesca Biliotti
Nel video l'intervista a Rosy Bindi, presidente Commissione Antimafia
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