Giappone pervenuto poco o nulla, la Confederations comincia all'insegna del footbal bailado. Il vecchio Felipao cala il tris all'esordio e per Zaccheroni (comunque primo a qualificarsi al mondiale) fuso e viaggio a parte c'è tanto da lavorare. Tre minuti appena e la griffe più attesa, quella di Neymar, sbilancia e indirizza un match tutto verdeoro. Lo stadio Garrincha al vero e proprio collaudo esplode e la torcida, pure in rodaggio ad un anno dal main event, “evento” nel rispetto nel luogo comincia a supportare la nazionale di Scolari. Non tutto benissimo, anzi. Il ritmo è blando e sicuramente per mondializzare lo spot accorre combiare marcia, ma il più saggiamente europeista degli allenatori brasiliani lo sa. Si pone un problema alla volta e intanto si preoccupa di battere il Giappone. Ridisegnato da Zaccheroni, ma mai seriamente in partita. Al massimo ordinato ma con una lacuna che rischia di comprometterne il futuro. I samurai non hanno un centravanti di livello, pericolosità derivante vicinissima allo zero. Intanto Paulinho che proprio un attaccante non è ha raddoppiato e conta o no scatta la festa. Perchè il segreto del Brasile è semplice e imprerscrutabile allo stesso tempo. Tutto è motivo per far festa. Anche un tris che vale il giusto nella gara di apertura di una competizione che vale il giusto. Giusto appunto un giro di samba. Con il padre buono Felipao che se la ride sotto un baffetto imbiancato ma ancora competitivo.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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