LUTTO

Da "Pietruzzu u turcu" al "Pelè bianco": è morto Pietro Anastasi

Quando con la valigia piena di sogni partì dalla sua Catania in direzione Varese, Pietro Anastasi era semplicemente "Pietruzzu u turcu", un centravanti promettente e un ragazzo che al primo raggio di sole diventava nero come il carbone.

Aveva nel portafogli meno del giusto e la foto di John Charles. E quei 18 gol che trascinarono il Varese in serie A gli valsero l'innamoramento dell'avvocato e il passaggio alla Juventus. In quel momento Anastasi diventa il simbolo di quell'Italia lì, che lasciava a malincuore il paesello per cercar fortuna nelle fabbriche del nord. In bianconero trova Bettega, niente di più diverso e niente di più complementare. Ci resta 8 stagioni, le ultime due da capitano, colleziona 303 gettoni, bolla 103 volte, nel 72'-'73'-74 si fa tre scudetti di fila. Imprevibile, totale, lo chiamano il "Pelè bianco". E quando la magia finisce e Boniperti lo vende all'Inter Anastasi la prende malissimo e vive Milano come un esilio e si intristisce anticipando il declino.

Lui che nel '68 aveva vinto l'Europeo in azzurro segnando alla Jugoslavia un gol che la Uefa ha inserito tra i più belli di sempre, capisce non sono più i tempi e accetta l'offerta di Costantino Rozzi, 3 anni ad Ascoli prima di chiudere col calcio giocato a Lugano perchè l'età avanza e qualche franco nel cassetto servirà per una vecchiaia serena. Non servirà a nulla invece. Dopo qualche stagione passata da apprezzato opinionista in tv, Pietro Anastasi ha salutato il mondo a 71 anni piegato dalla Sla che spento l'ultima acrobazia del primo centravanti moderno cui oggi in molti dedicano almeno un tweet.  

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