Euro - pareggite Juve
Niente a che vedere con i deliri di Stendhal, piuttosto più vicino allo strano caso del Dott. Jekyll e Mr. Hide. Perchè se la Juve in campionato è uno schiacciasassi, capace di vincere e convincere anche alla prova del nove contro il Napoli, i campioni d'Italia pagano non poco in campo europeo.
Da salvare c'è lo spirito: sempre sotto in tre partite, sempre capace di rimontare fino al pareggio. Ma mai una rimonta completa.
A Londra andava bene così: sotto 2-0 per quasi metà partita, la Juve ha cambiato volto e sfiorato la vittoria in casa dei campioni d'Europa.
Il banco di prova vero e proprio era il trittico che partiva e arrivava a Torino passando per Copenaghen: con lo Shakthar la Juve è andata sotto ancora grazie al destro di Teixeira, salvo poi recuperare due minuti più tardi con Bonucci. Ma lì, con uno stadio per la prima volta non al completo, e un'ora di partita ancora da giocare i bianconeri non solo non hanno avuto la capacità di rimontare, ma nemmeno quella di recare particolari problemi a Pjatov.
Poco male, ci sono 6 punti da prendere contro il Nordsjaelland. C'erano. Il pensiero bianconero, che con sei punti in due partite avrebbe potuto giocarsi gli scontri diretti con Chelsea e Shakthar potendo contare su un risultato in più, sfuma nella ripresa della sfida di Copenaghen. Beckmann - capitano dei danesi - firma una punizione d'autore che piega Buffon. L'arrembaggio Juve, vuoi per la buona vena di Hansen, vuoi per un po' di sfortuna, non produce altro che l'ennesimo pareggio in Europa.
Ora l'obiettivo qualificazione si complica, passare per Chelsea e Shakthar assomiglia un po' allo stretto di Scilla e Cariddi. A dimostrazione che l'imbattibilità, a volte, è fine a sè stessa.
Luca Pelliccioni