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Firmato il preliminare, il Milan è cinese

7 ago 2016
Silvio BerlusconiFirmato il preliminare, il Milan è cinese
Firmato il preliminare, il Milan è cinese - Dopo 30 anni finisce l'era Berlusconi
Ci hanno capito tutti poco e per certi versi se gli intrighi più complicati si chiamano scatole cinesi un motivo ci sarà. Comunque al tirar delle somme, che oggi si chiama closing una specie di fumata bianca laica da 740 milioni, il Milan è passato di mano. Finisce un'era lunga 30 anni di trionfi, finisce Berlusconi e con lui gli ultimi Berluscones rimasti. Del Presidente più vincente di sempre restano i trionfi, un modo di approcciare e aggredire il mercato solo parzialmente offuscato dall'incedere dell'età e dalla perdita di potere d'acquisto. Una trattativa lunga due anni per una separazione difficile, gestata, agitata con tanti tavoli e tanti giocolieri, tante cravatte e tante strette di mano. E poi flash e dichiarazioni mentre gli interlocutori cambiavano rafforzando l'idea di una grandissima messa in scena. L'ennesimo colpo di teatro di cavaliere o ex tale che nel bene o nel male ha condizionato 30 anni di storia d'Italia. Ed eccola una mattina d'agosto la parola “closing” con l'ennesimo colpo d'ala. Il Milan è cinese, ma né della prima, nè della seconda cordata. A far saltare i due tavoli ufficiali è arrivato il famoso o in questo caso lo sconosciuto terzo incomodo. Che passa e chiude lasciando pochissime tracce. Il nome di una Holding, la Sino-Europe Sports Investment Changsing, gestita da un Presidente (Li Yonghong) e un Amministratore Delegato (Han Li) che hanno firmato il preliminare. Nel comunicato del Milan si fa inoltre riferimento ad una compagnia di proprietà statale e un'altra di capitale pubblico. Chi dice che il Milan è del governo cinese un po' esagera, ma solo un po'.
Di fatto da due anni non era più il Milan, da quando Berlusconi ha accarezzato l'idea di cedere di fatto disimpegnandosi o per lo meno ridimensionando l'esposizione. Erano i momenti di Mister Bee, il thailandese percepito prima come salvatore della Patria rossonera, poi come semplice stampella. Garantiva, forse prometteva, iniezioni di liquidità sblocca mercato, maggioranza e presidenza sempre all'antico sovrano. Che ci ha creduto, ci ha pensato. Ma Mister Bee allungava un brodo di incontri interminabili e pochissimi passi avanti, tanto da indurre la Fininvest a cominciare un'altra trattativa, quella con Sonny Wu, imprenditore cinese del fondo speculativo Golden Sand River. Il fiume di sabbia dorata punta al 100 per 100 delle quote. 700 milioni in tre anni, ma al momento del preliminare sorge un problema. Come far passare attraverso lettere bancarie, la prima rata? Ci vuole tempo, ma tempo non c'è. Ci vogliono soldi e Sonny Wu assicura che ci sono, ma per ora non sono disponibili o per lo meno liberi. Tutto assomiglia ad un grande piccolo teatrino, un balletto di cifre e comunicati. Rinvii su rinvii. Fino al colpo di coda che Berlusconi ce l'ha in canna. Tratta sottotraccia e chiude con Han Li. Gli inguaribili romantici, tifosi di un anacronistico km zero, sostengono che a Milano non ci siano più milanesi. Con l'Inter indonesiana già da un po' a Milano non c'è più neanche una squadra.

Roberto Chiesa

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