Firmato il preliminare, il Milan è cinese
Di fatto da due anni non era più il Milan, da quando Berlusconi ha accarezzato l'idea di cedere di fatto disimpegnandosi o per lo meno ridimensionando l'esposizione. Erano i momenti di Mister Bee, il thailandese percepito prima come salvatore della Patria rossonera, poi come semplice stampella. Garantiva, forse prometteva, iniezioni di liquidità sblocca mercato, maggioranza e presidenza sempre all'antico sovrano. Che ci ha creduto, ci ha pensato. Ma Mister Bee allungava un brodo di incontri interminabili e pochissimi passi avanti, tanto da indurre la Fininvest a cominciare un'altra trattativa, quella con Sonny Wu, imprenditore cinese del fondo speculativo Golden Sand River. Il fiume di sabbia dorata punta al 100 per 100 delle quote. 700 milioni in tre anni, ma al momento del preliminare sorge un problema. Come far passare attraverso lettere bancarie, la prima rata? Ci vuole tempo, ma tempo non c'è. Ci vogliono soldi e Sonny Wu assicura che ci sono, ma per ora non sono disponibili o per lo meno liberi. Tutto assomiglia ad un grande piccolo teatrino, un balletto di cifre e comunicati. Rinvii su rinvii. Fino al colpo di coda che Berlusconi ce l'ha in canna. Tratta sottotraccia e chiude con Han Li. Gli inguaribili romantici, tifosi di un anacronistico km zero, sostengono che a Milano non ci siano più milanesi. Con l'Inter indonesiana già da un po' a Milano non c'è più neanche una squadra.
Roberto Chiesa