Pioggia e cielo grigio annunciavano il classico pomeriggio da lupi. Cominciava invece una domenica da cani, la peggiore per Roberto Rossi da allenatore di un Forlì che per 75 minuti non vede la palla e la riapre per caso regalandosi almeno un quarto d'ora di pia illusione. Il vantaggio di sassarese, va detto, e' casuale. Il petto allegro di Ferrini la aggiusta all'incredulo Lisai. L'assist e' troppo bello e il Morgagni gelato. Non ci sono segnali incoraggianti da parte dei padroni di casa che cercano ossessivamente Bernacci col lancio lungo, Cari li mette tutti stretti attorno a lui, allarga gli esterni e arma Ciotola, il migliore. Contropiede con licenza di uccidere e partita quasi finita dopo appena 31 minuti. E se tra i padroni di casa la ricerca della porta assomiglia a quella del Santo Gral, tra gli ospiti la manovra fila che è uno spettacolo. Tonti si allunga su. Lisai, Infantino spara sul velodromo.
Dopo l'intervallo Rossi si gioca Boron per Vesi ma i biancorossi (oggi con la divisa gialla di scorta) non tirano mai è rischiano negli enormi spazi che ora giocoforza concedono agli avversari. Perso per perso va dentro Melandri per Tonelli e il tridente e' conclamato. Dietro si continua a ballare, Tonti e' attento e il terzo che pure ci starebbe non arriva. Arriva invece il gol della speranza stranamente in contropiede lavorato da Evangelisti e realizzato da Melandri. Questo mentre Marko Djuric e' in campo 34 mesi e due crociati dopo l'ultima volta da grande promessa. E Boron toccato durissimo sulla caviglia lascia il campo in barella e in 10 i suoi. L'arbitro Zanonato di nome non e' l'uomo della larghe intese: in pieno recupero la palla impazzita in mischia pare proprio tocchi anche un braccio. Sarebbe rigore, nel caso. Ma il fischietto non fischia. Fischia invece il Morgagni che seppellisce in un coro monocorde squadra, tecnico e direttore sportivo.
Roberto Chiesa
LE INTERVISTE
Dopo l'intervallo Rossi si gioca Boron per Vesi ma i biancorossi (oggi con la divisa gialla di scorta) non tirano mai è rischiano negli enormi spazi che ora giocoforza concedono agli avversari. Perso per perso va dentro Melandri per Tonelli e il tridente e' conclamato. Dietro si continua a ballare, Tonti e' attento e il terzo che pure ci starebbe non arriva. Arriva invece il gol della speranza stranamente in contropiede lavorato da Evangelisti e realizzato da Melandri. Questo mentre Marko Djuric e' in campo 34 mesi e due crociati dopo l'ultima volta da grande promessa. E Boron toccato durissimo sulla caviglia lascia il campo in barella e in 10 i suoi. L'arbitro Zanonato di nome non e' l'uomo della larghe intese: in pieno recupero la palla impazzita in mischia pare proprio tocchi anche un braccio. Sarebbe rigore, nel caso. Ma il fischietto non fischia. Fischia invece il Morgagni che seppellisce in un coro monocorde squadra, tecnico e direttore sportivo.
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