Francia campione, il trionfo all'italiana di Deschamps
A coronamento di una carriera buona – finale di Champions col Monaco, Juve riportata in A, Ligue 1 col Marsiglia – ma non eccelsa, fino al coronamento da CT. CT di una Francia che nel 2012 era allo sfascio o quasi, e che lui ha riportato in altissimo. Che i Bleus avrebbero fatto strada lo si capiva già a Euro 2016, nonostante la finale casalinga persa col Portogallo più scarso del secolo.
Perché la rosa a disposizione era sconfinata, tanto che il CT ha potuto permettersi di lasciar fuori per scelta tecnica i vari Kurzawa, Rabiot, Laporte e Lacazette, tutti titolari in squadre di prima fascia. Ci sarebbe anche Benzema, ma quella è una storia un po' più complicata e torbida che si fonda sul ricatto a Valbuena di qualche anno fa. Tanto in campo c'erano il motorino Kante, i rocciosi Varane e Umtiti, i terzini Pavard ed Hernandez – poco conosciuti o celebrati ma preziosissimi – e poi le tre stelle, tutte a segno nella finale con la Croazia. Mbappé, che a 19 anni – e quindi con ampi margini di miglioramento – è già tra i più forti al mondo, con le sue accelerazioni letali. Pogba, uscito dal grigiore del biennio allo United con un Mondiale fatto di pochi fronzoli e tanta concretezza, impreziosita dai soliti colpi di classe. E poi Griezmann, che ha messo il becco in 8 degli 11 gol francesi dagli ottavi in poi ed è un seria alternativa a Ronaldo per il Pallone d'Oro.
Tanto ben di dio non ha prodotto bel gioco, ma tra invenzioni dei singoli e solidità – Deschamps, d'altronde, è di scuola italiana – non ce n'è stato bisogno. Sono arrivate sei vittorie e uno 0-0 – l'unico della rassegna – contro la Danimarca, con tante riserve e a ottavi già acquisiti. E anche la finale è stata un inno alla concretezza: nel primo tempo la Croazia ha spinto e dominato, ma nonostante i 7 tiri contro 1 la Francia è andata al riposo sul 2-1 e ha chiuso i conti con due lampi di genio a inizio ripresa. Che dire, chapeau Didi e chapeau Francia.
RM