A Osaka si fa due volte la storia del calcio col 3-0 del Kashima Antlers sull'Atletico Nacional de Medellin, prima semifinale del Mondiale per club 2016. Uno, perché i campioni del Giappone sono i primi asiatici ad accedere alla finale del torneo. Due, perché il rigore dell'1-0 è stato assegnato, anche qui per la prima volta in assoluto, con l'aiuto della VAR, alias moviola in campo.
Punizione di Shibasaki, minuto 28: lo scoordinato Berrio, concentratissimo sulla traiettoria del pallone, pesta il tallone di Daigo, che crolla a terra. Lì per lì il fischietto ungherese Kassai lascia correre, salvo poi essere richiamato dalla famigerata Var, nello specifico composta dall'olandese Makkelie, il gambiano Gassama e lo sloveno Skomina. L'intenzionalità del contatto è dubbia, ma Kassai, riviste le immagini, assegna il rigore tra le proteste dei colombiani. Dal dischetto Shoma spiazza Armani e il Kashima è avanti.
Incassato il colpo, i colombiani schiacciano l'avversario, venendo però stoppati da due traverse di Mosquera e dalle parate di Sogahata. E all'83° ecco il raddoppio: Shibasaki combina con Shoma e crossa per Endo, che supera Armani grazie a un rimpallo e poi, a porta vuota, sfodera un tacco adorabilmente arrogante.
Quindii, su verticalizzazione dello stesso Endo, Mu va via a Mateus e pesca sul secondo palo il classe '96 Suzuki, che brucia Bocanegra e Aguilar per poi esultare alla CR7. Che salvo sorprese sarà il suo avversario in finale, visto che l'altra semi è tra il Real Madrid e l'America di Città del Messico.
Dalla nascita del torneo nel 2005, è la terza volta che una squadra né europea, né sudamericana arriva in finale. I primi furono i congolesi del Mazembe nel 2010, che eliminarono i verdeoro dell'Internacional per poi essere battuti dall'Inter nerazzurra. Stessa storia nel 2013: avanti un'africana, il Raja Casablanca, fuori una brasiliana, l'Altetico Mineiro di Ronaldinho. I marocchini, come l'Antlers ammessi in quanto campioni del Paese ospitante, furono poi sconfitti dal Bayern Monaco.
RM
Punizione di Shibasaki, minuto 28: lo scoordinato Berrio, concentratissimo sulla traiettoria del pallone, pesta il tallone di Daigo, che crolla a terra. Lì per lì il fischietto ungherese Kassai lascia correre, salvo poi essere richiamato dalla famigerata Var, nello specifico composta dall'olandese Makkelie, il gambiano Gassama e lo sloveno Skomina. L'intenzionalità del contatto è dubbia, ma Kassai, riviste le immagini, assegna il rigore tra le proteste dei colombiani. Dal dischetto Shoma spiazza Armani e il Kashima è avanti.
Incassato il colpo, i colombiani schiacciano l'avversario, venendo però stoppati da due traverse di Mosquera e dalle parate di Sogahata. E all'83° ecco il raddoppio: Shibasaki combina con Shoma e crossa per Endo, che supera Armani grazie a un rimpallo e poi, a porta vuota, sfodera un tacco adorabilmente arrogante.
Quindii, su verticalizzazione dello stesso Endo, Mu va via a Mateus e pesca sul secondo palo il classe '96 Suzuki, che brucia Bocanegra e Aguilar per poi esultare alla CR7. Che salvo sorprese sarà il suo avversario in finale, visto che l'altra semi è tra il Real Madrid e l'America di Città del Messico.
Dalla nascita del torneo nel 2005, è la terza volta che una squadra né europea, né sudamericana arriva in finale. I primi furono i congolesi del Mazembe nel 2010, che eliminarono i verdeoro dell'Internacional per poi essere battuti dall'Inter nerazzurra. Stessa storia nel 2013: avanti un'africana, il Raja Casablanca, fuori una brasiliana, l'Altetico Mineiro di Ronaldinho. I marocchini, come l'Antlers ammessi in quanto campioni del Paese ospitante, furono poi sconfitti dal Bayern Monaco.
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