Il calcio pane e salame vive la sua prima alba senza Cesarone. Da Trieste come il Paron, il primo maestro del quale ha assorbito dettami tecnici, furberie, spigolosità e il gusto di un bicchiere di vino. Di un goto, unità di misura riservata ai triestini. Proprio la maglia della sua città gli fatto assaggiare il calcio prima dell'amore di una vita. Il Milan. Via Turati, la storia del club rossonero con 4 scudetti, una coppa latina e la mitica Coppa dei Campioni alzata da capitano a Wembley con Rocco che in panchina un po' sacramentava e molto si commuoveva. Come Bearzot che di Cesare è fratello maggiore al punto da chiamarlo, era il 1980, suo vice alla guida della Nazionale. E vicino al Vecio, Maldini diventa anche campione del mondo in Spagna. Più che allenatore, è il prototipo del selezionatore. Con l'Under 21 tre europei consecutivi perchè ha un'umilità rara nell'entrare nel lavoro degli altri e mescolare le diversità. Parla poco e dice cose giuste. Il suo mondiale, quello da Ct in Francia sbatte sulla traversa del rigore di Di Biagio e finisce ai quarti. Quando rientra al Milan a capo degli osservatori sembra ormai aver cambiato mestiere. Ma il richiamo del campo è una sirena di Ulisse che lo porta fino in Paraguay a qualificare la nazionale albirroja al mondiale coreano. Al calcio, il suo mondo, ha donato il figlio Paolo. E nipoti, dicono, in grado tra breve di inaugurare la terza generazione dei Maldini. E quando Teocoli si è messo la parruca o lo ha imitato con la voce roca lo ha fatto smoccolare, ma anche diventare il nonno di tutti.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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