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E' morto Ghiggia: fece piangere il Brasile

17 lug 2015
Alcides Ghiggia
Alcides Ghiggia
Ultimamente si arrangiava un po' come poteva. Vendeva i ricordi e più che altro sopravviveva grazie alla poche interviste che concedeva a pagamento un po' per riaffermare il mito, un po' per arrivare a fine mese. Fino a ieri quando proprio nell'anniversario del giorno in cui ha fatto piangere il Brasile, Alcides Ghiggia se n'è andato. 88 anni dopo esser nato nei pressi di Montevideo, 65 anni dopo il Maracanazo, quando con la sua Uruguay segnò il gol del 2-1, quello della condanna definitiva dei padroni di casa brasiliani. Loro che il mondiale lo avevano organizzato per vincere. Ghiggia che decide la partita e che è l'ultimo dei 22 a lasciare questo mondo. Si è arreso ad un contropiede del suo cuore malandato, l'uomo che ha vissuto due volte. Prima il calcio e anche l'Italia da oriundo. Gli 8 anni di Roma, tanto pallone e tanta dolce vita e una condanna per essersi appartato in auto con una sedicente maggiorenne che maggiorenne non era. E dopo il pallone, le esperienze da allenatore, l'adrenalina cercata in sala corse, anche il croupier per allearsi con il nemico. Viveva vicino a Montevideo con la moglier Beatriz nata 35 anni dopo di lui e sempre vicina al suo marito, padrone, campione, bambino. Era scampato ad un tremendo incidente stradale ricominciando a vivere dopo 37 giorni di coma. Non era simpatico. Amava ripetere di essere con Papa Giovanni Paolo Secondo e Frank Sinatra tra i soli tre uomini a zittire il Maracana. Ai mondiali 2014 i brasiliani, che un po' ballano e un po' cantano ma molto se la legano al dito, gli negano perfino un biglietto omaggio. Non tanti gol e non un posto tra i più grandi di sempre. Ma se il campione è quello che si trova al momento giusto nel posto giusto per farsi ricordare, ieri sera è morto un campione.

Roberto Chiesa

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