Ultimamente di Long John aveva poco. Compresso dentro i vestiti il talento extra large di Giorgio Chinaglia è morto da latitante negli Stati Uniti dove aveva trovato rifugio dal 2006. Aveva dribblato un mandato di cattura per gravi irregolarità nella scalata alla Lazio e salutato l’Italia diventata piccola e pericolosa. Il suo cuore si è arreso, sovraccarico di chili e di stress dopo un intervento che pareva essere andato bene e Chinaglia lascia tutti di sorpresa, ancora una volta immarcabile e impronosticabile come sul campo con la maglia della Lazio, quella della Nazionale o del Cosmos compagno di squadra di sua maestà Pelè. Long John (per via dell’adolescenza trascorsa in Inghilterra) ha trascinato alla scudetto la Lazio di Maestrelli, fatto impazzire i tifosi per quel dito medio nel derby, dribbling e finte con quel fisicaccio da cavallo bolso pieno di birra nello stomaco e nelle gambe; il vaffa urlato in faccia a Valcareggi dopo la sostituzione contro Haiti fu il primo in diretto tv. Nel calcio è stato istrione e talentuoso giocatore, non campione in senso stretto, di stretto Chinaglia non ha nulla. E’ leader naturale, sciupafemmine per vocazione, Presidente senza portafogli, e operatore finanziario diciamo “disinvolto”. Una vita sfrontata, c’è chi dice sprecata. Ma con le pieghe del cuscino in faccia si è sempre molto divertito e molto ha fatto divertire.
Roberto Chiesa
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