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Il Pallone d'Oro nell'era Messi-CR7: non si premia più il migliore dell'anno ma il più forte in assoluto

13 dic 2016
Cristiano RonaldoIl Pallone d'Oro nell'era Messi-CR7: non si premia più il migliore dell'anno ma il più forte in assoluto
Il Pallone d'Oro nell'era Messi-CR7: non si premia più il migliore dell'anno ma il più forte in assoluto - Per la terza volta in quattro anni, Cristiano Ronaldo ha vinto meritatamente il prestigioso premio d...
Champions League col Real Madrid con 16 gol in 12 gare, primo storico Europeo col Portogallo e 51 reti in 48 gare. Con numeri e successi del genere il Pallone d'Oro 2016 non poteva che essere Cristiano Ronaldo, e infatti così è stato. Una maggioranza bulgara quella che ha spinto CR7 verso il premio, tornato ad essere assegnato dalla sola France Football – e quindi da un giornalista per ogni Paese - dopo sei anni di sodalizio con la Fifa. Dei 173 votanti, 137 hanno messo il portoghese in cima alla lista dei tre nomi da indicare, per un totale di 745 punti. Ben 429 in più rispetto al rivale di sempre Messi, secondo a quota 316 davanti ai 198 del francese Griezmann.

Terzo successo in quattro anni per l'asso portoghese, che stacca gente del calibro di Cruijff, Platini e Van Basten portandosi a quattro successi assoluti. Il primo arrivò nel 2008, quando guidò il Manchester United alla vittoria della Champions, e da allora se li sono quasi equamente divisi lui e Messi, che comanda la classifica dei pluridecorati a quota cinque.

Dal 2009 al 2012 è stato un monologo della Pulce, che collezionava trionfi in Spagna e in Europa lasciando a Cristianone una misera Lighetta, una finale di Champions persa e tanto mal di fegato. Negli ultimi anni però CR7 ha iniziato ad abbinare alle medie gol pazzesche – 376 in 365 partite col Real, tanto per capirci – i successi di squadra, dando il via alla remuntada. Con l'Europeo vinto con la sorpresa Portogallo – proprio nell'anno in cui il rivale perdeva, con tanto di rigore sbagliato, la terza finale consecutiva con l'Argentina - a fare da ciliegina sulla torta.

Un'eterna sfida tra la classe pura fatta a persona e la macchina da gol figlia dell'allenamento maniacale e della forza di volontà, quella tra Messi e Ronaldo. Numeri alla mano – intesi sia come giocate che come statistiche – i calciatori migliori della loro epoca e tra i più grandi di sempre. Eppure, la loro entrata in gioco ha snaturato il premio individuale più ambito del calcio, facendogli perdere il suo valore originale e, forse, persino la sua ragion d'essere. Assegnato non più al migliore della stagione – per prestazioni e vittorie - ma al più forte in assoluto. Assegnazioni quasi tutte meritate, ma in alcuni casi discutibili. Come nel 2010, quando trionfò un Messi senza Champions e con 0 gol ai Mondiali, con buona pace per lo Sneijder del triplete – nemmeno sul podio – e per l'Iniesta campione iridato. Iniesta che, insieme a Xavi, l'avrebbe meritato anche nel 2012, per l'ennesimo trionfo con la sua Spagna. Invece fu ancora Messi, quell'anno rimasto addirittura a secco di titoli.

RM

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