Quella vittoria invocata da Bisoli per svoltare non c'è stata, il punto si, un altro punto in rimonta contro un'altra squadra (e cominciano ad essere tante) obiettivamente più forte. Colpito a freddo dal rapinoso Sanvosini il Cesena ansima calcio senza mai dar l'impressione di poter rientrare se non al tecnico aggrappato come sempre alla fiducia nel suo gruppo e alla sparate a sensazione. Non è stato il miglior Cesena dell'anno, altrimenti la curva non avrebbe ad un certo punto intonato il motivetto che invocava almeno un tiro in porta. I bianconeri lo hanno fatto, uno come a Verona, utile come al Bentegodi a firmare una rimonta quasi insperata, a muovere la classifica, a chiudere un ciclo terribile fatto di Padova, Brescia, Verona e Spezia tutte in fila. E ad aprirne un altro fatto di Lanciano, Bari e Pro Vercelli che con tutto il rispetto sono un po' più cesenabili. Prima ancora di parlare di mercato, di assetti societari sul punto o meno di cambiare, prima di capire se la squadra è adeguata o meno per la categoria (sono tanti i punti interrogativi), occorre per forza aggrapparsi ai piccoli passi avanti. La seconda rimonta consecutiva, la capacità di non uscire mai dalla partita e anche se la sensazione diffusa è quella di restare ai margini, e la tendenza a colpire con la prima palla utile.
Roberto Chiesa
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