Il colpaccio a L'Aquila non è stato un caso. La Pro Piacenza è viva e in piena corsa e al Garilli stende il Gubbio in fase di rifiato dopo la bella striscia. Gli ospiti partono meglio e per 20 minuti sembrano comandare le operazioni, Mancosu va giù e con discrezione chiede qualcosa che invece non gli viene riconosciuto. La Pro mette il naso in avanti e Matteassi incorna un po' stretto per fare male. Ma il gol arriva e decide il match al termine di un'azione molto lavorata e ben interpretata dall'arbitro che aspetta prima di fischiare il rigore su Matteassi. Il sinistro a giro di Rieti tutto sembra tranne che partire dal piede di un difensore. Dopo l'intervallo il Gubbio mette le tende nella metàcampo emiliana. Il gioco è frammentato e ci sono mille calci piazzati potenzialmente pericolosi mentre i cambi di Acori danno una rimescolata alla forma, ma non alla sostanza. Franzini alza il fortino al limite dall'area e lascia agli avversari un possesso molto orizzontale e molto fine a se stesso. Non c'è pallottoliere che possa contare i palloni messi in area, e comunque la terza linea piacentina è molto ben concentrata. L'occasione più clamorosa per far pari arriva all'ultimo respiro del match: il tocco di Regolanti sempre quello della felicità, ma l'urlo viene strozzato dal balzo felino di Alfonso. Un gatto, come Alfonso Gatto: in pratica parata poetica.
r.c.
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