È il giorno più bello, il giorno in cui una squadra diventa grande, grandissima, secolare. È il giorno che non tutti posso dire di aver festeggiato, perché la storia è virtù di pochi e di molti altri se ne perdono le tracce.
È il giorno che permette di guardarsi alle spalle con un sorriso e una lacrima, non con rimpianto o rassegnazione. E poco cambia se il Rimini di oggi ha ceduto 2-1 in casa contro il Bassano. Certo con la vittoria si brinda più volentieri, ma nessuno in tribuna poteva pensare alla rovesciata di Gasparello, una goccia nell’oceano se raffrontata allo spazio secolare del Rimini Calcio. Quando sul pannello vengono proiettate le immagini del presidentissimo Bellavista, del gol di Ricchiuti alla Juventus, del gol promozione di Paolo Bravo, il ritorno al Neri di Matteo Brighi e alla giovane vecchiaia di Sergio Santarini – primo riminese in azzurro – nessuno poteva ancora avere in mente le scorie del pomeriggio, il pensiero era a come gestire il nodo in gola. In poco meno di due ore sono stati ripercorsi 100 anni di Rimini, un secolo biancorosso che tra B e C – meglio dire Lega Pro – ha mosso tanti dei suoi passi.
La sfilata di tutte le categorie delle giovanili apre la cerimonia, come a ricordare che il Rimini non è quello di Cinquetti o Campana, o meglio non solo. Si va avanti, tante volte è meglio così. Perché con orgoglio ci si può guardare indietro, perché le gioie sì, quelle vivono in eterno. Le amarezze lasciano il tempo che trovano. E chissà che, prima o poi, il passato non possa riversarsi nel futuro.
Luca Pelliccioni
È il giorno che permette di guardarsi alle spalle con un sorriso e una lacrima, non con rimpianto o rassegnazione. E poco cambia se il Rimini di oggi ha ceduto 2-1 in casa contro il Bassano. Certo con la vittoria si brinda più volentieri, ma nessuno in tribuna poteva pensare alla rovesciata di Gasparello, una goccia nell’oceano se raffrontata allo spazio secolare del Rimini Calcio. Quando sul pannello vengono proiettate le immagini del presidentissimo Bellavista, del gol di Ricchiuti alla Juventus, del gol promozione di Paolo Bravo, il ritorno al Neri di Matteo Brighi e alla giovane vecchiaia di Sergio Santarini – primo riminese in azzurro – nessuno poteva ancora avere in mente le scorie del pomeriggio, il pensiero era a come gestire il nodo in gola. In poco meno di due ore sono stati ripercorsi 100 anni di Rimini, un secolo biancorosso che tra B e C – meglio dire Lega Pro – ha mosso tanti dei suoi passi.
La sfilata di tutte le categorie delle giovanili apre la cerimonia, come a ricordare che il Rimini non è quello di Cinquetti o Campana, o meglio non solo. Si va avanti, tante volte è meglio così. Perché con orgoglio ci si può guardare indietro, perché le gioie sì, quelle vivono in eterno. Le amarezze lasciano il tempo che trovano. E chissà che, prima o poi, il passato non possa riversarsi nel futuro.
Luca Pelliccioni
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