Roma, l'ultima di Totti chiude un'epoca
Perchè gli anni sono quelli si quelli che ti senti addosso, ma sono anche irrispettosamente 41.
Il rispetto, quello che avrebbe meritato un campione che per la sua Roma ha rinunciato a trofei, esperienze, tanti soldi e il giro del mondo. Lui che meritava almeno di poter annunciare l'addio. E invece l'ultima di Totti assomiglia ad una fuga con dietro i burocrati dell'anagrafe a strappargli il cartellino e gli americani a chiedergli indietro la maglia. E sarà come togliergli la pelle.
Dopo 24 anni di rapporto quasi fisico con la sua gente e quei colori.
Una lunga storia d'amore cominciata il 28 marzo 1993 a Brescia quando Vujadin Boskov dice "ragazzo tocca a te" e lo fa entrare al posto di Rizzitelli mentre Fellini ritirava l'Oscar alla Carriera e Carlo Azeglio Ciampi giurava da Presidente del Consiglio.
Comincia quindi in un mondo che non c'è più, come non c'è più Boskov, forse nemmeno la sua saggezza. Comincia e diventa grande con Mazzone prima e Zeman poi. Vince meno di quello che potrebbe, anche se è tra gli eroi di Berlino, dice no a Capello che lo vuole al Real perchè oltre alla sua Roma c'è solo la famiglia.
Diventa uomo immagine e promuove con simpatia telefonini, bibite e connessioni internet. Scribacchia un libro ironizzando sul suo italiano zoppo.
Totti è molto di più di quei piedi meravigliosi forniti gratis da madre natura. E meritava un'uscita di scena un po' diversa dai pochi o molti minuti che un piccolo Spalletti qualunque deciderà di dedicargli. E sotto la doccia deciderà se dopo la Roma c'è davvero solo la Roma.
Un olimpico esaurito e le monografiche sui canali tematici potrebbero anche non essere l'ultimo giro.
Roberto Chiesa