Scandalo FIFA: Platini scagionato da un verbale

Ventritrè pagine di verbale, apparentemente fatto di superflue annotazioni contingenti. Eppure in quelle relative al Comitato Esecutivo UEFA del novembre del 1998 potrebbe esserci la chiave di volta che – forzata – farebbe crollare l'impianto accusatorio rivolto verso Michel Platini, almeno questo riporta in esclusiva Le Journal du Dimanche, la cui news ha fatto il giro del mondo.
All'ordine del giorno, in quell'Esecutivo presieduto da Johansson, è appuntato anche il “ruolo di Michel Platini”, che si è meritato una menzione speciale tra le key issues dell'Esecutivo per il ruolo svolto nella direzione del Mondiale francese del 1998 ed in quanto indicato come “attivamente implicato nell'elezione di Sepp Blatter”, che poche settimane prima aveva battuto proprio Johansson per il trono del calcio mondiale.
Nel verbale si sottolineano anche i dubbi legati alle competenze di Platini a svolgere il ruolo di futuro “Direttore dello Sport presso la FIFA” come lo stesso Blatter avrebbe annunciato. Principalmente però si discute delle “voci secondo le quali Platini vorrebbe lavorare da Parigi e con uno stipendio di un milione di franchi svizzeri”. Questa semplice riga, estrapolata dal verbale, sarebbe sufficiente – secondo i legali di Platini – per provare che il famoso bonifico di 1,8 milioni di franchi svizzeri ottenuto nel 2001 non coprirebbe altro che la collaborazione tra il francese e la FIFA tra il 1998 e il 2002; non quindi un espediente per appoggiare illegalmente la rielezione di Sepp Blatter quattro anni fa. A suffragio di questa ipotesi, il fatto che la FIFA abbia versato i contributi sulla transazione e che la stessa sia stata regolarmente denunciata da Platini, che ci ha pagato le tasse.
Tutto questo però non è sufficiente, secondo la Commissione Etica della FIFA, che ci vede una copertura di una tangente, passibile di radiazione. Resta il fatto che – sottolinea Le Journal Du Dimanche – tutte le accuse sono declinate al condizionale. A metterlo in forma imperativa dovrà pensarci il Tribunale di Arbitrato Sportivo, primo giudizio extra-FIFA a cui un fiducioso Platini si sia potuto appellare. Sarà dunque il TAS a stabilire se l'armadio di Platini sia zeppo degli scheletri che la Commissione Etica gli attibuisce o se la FIFA stia conducendo – parole sue - “un'indagine unilaterale, iniqua e prevenuta nei suoi confronti”.

LP

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