L'idea che sia il crepuscolo del più lungo dominio sul calcio italiano resta, per una notte però la Juventus torna a fare quello che, in questi 10 anni, ha fatto più di tutti. La nona Supercoppa bianconera si assegna sugli episodi. Quelli di Ronaldo e Morata valgono il 2-0, mentre il Napoli un po' si infrange sui miracoli di Szczesny – voluti e non - e un po' si flagella da solo, e non gli resta che piangere. Come si confà, faccia – e lacrime – ce le mette il capitano Insigne, per la terza volta incapace di punire la Signora dal dischetto in una delle porte girevoli che decidono il trofeo.
L'unica di un primo tempo piatto nasce da una sgusciata di Demme e si concretizza nel volo d'angelo di Lozano, sufficiente per scappare a Danilo ma non per battere il riflessone di Szczesny. Per vedere un po' di Juve tocca aspettare la ripresa e Bernardeschi, entrato all'intervallo per uno spento Chiesa. Sulla combinazione con McKennie l'ex Fiore anticipa Koulibaly sulla linea ma non ci mette cattiveria, così Ospina se la ritrova lì e blocca. Uno dei tanti buchi della difesa azzurra, in bambola pure sul lancio di Arthur: Manolas e Ospina tergiversano e Ronaldo interviene, trovando la palla ma non la porta. A costare caro è la terza dormita: Bakayoko s'aggira senza meta per l'area, il corner di Bernardeschi lo centra in pieno e il rimbalzo spiana la strada alla girata di Ronaldo, stavolta troppo vicino per non inquadrare.
Errori di qua, errori di là: McKennie non è reattivo nella spazzata e Mertens s'infila tra pallone e piede dello yankee, per un calcione che sfugge a Valeri ma non può salvarsi dal VAR. A riveder le immagini l'arbitro non può negare il rigore e qui parte il blues di Insigne, tanto preso dallo spiazzare Szczesny che la battuta gli esce molle e a lato. Così il ruolo di guastajuve prova a prenderselo Politano, che al 94° lascia sul posto Bernardeschi e serve il destro d'istinto di Lozano: Chiellini devia e sarebbe pari, non fosse che sulla nuova traiettoria c'è il piede di Szczesny a salvar tutto. L'ultimo assalto del Napoli ne è la definitiva capitolazione: McKennie, Rabiot e Arthur sbrogliano al limite e Morata avvia al contropiede Cuadrado, che corre fino a Ospina e offre allo spagnolo il colpo di grazia a porta aperta. Braccia al cielo con annesso triplice fischio, a sancire il primo titolo del Pirlo allenatore.