C'è ancora vita, ma è una vitaccia. Perchè la Torres è uscita dal mese di secche e battuto un colpo quando ormai sembrava il meglio averlo già dato. Il Forlì è sconfitto, ma non con le ossa rotte. Gli basta vincere domenica ammesso sia una cosa semplice e prosegue un'annata da aspirina perenne. Non muore e non guarisce. A Sassari Roberto Rossi conta i reduci tra squalificati, infortunati e incidentati e schiera uno dei pochi undici possibili. E ci da, ci da fino alla fine forse meritando anche un pari che nella domenica nella quale il bomber Melandri non trova la porta e l'altro (Docente) è rotto non si può prendere. E' partita da 0-0 con pochi sussulti, bloccatissima fino al sussulto col quale a filo d'intervallo i padroni di casa la sbloccano. La difesa schierata romagnola mai dovrebbe far passare la palla e invece Filippini (solo più giovane e omonimo dei famosi fratelli che giocavano bene solo insieme) trova il modo di far secco Tonti.
Ripresa e il dilemma è dimenarsi tra la voglia di forzare e trovare un pari che è lì poco lontano e l'assoluta necessità di non prendere il secondo che saprebbe quasi di condanna. Intanto Ferrini entra su Bolzan, più palla che gamba viene giù la tribuna ma l'arbitro fa un tanto al chilo e si gira di là. E' l'ultimo brivido romagnolo, poi la condizione dice che i biancorossi hanno meno acido lattico nelle gambe quindi ci provano oggi e ci riproveranno al Morgagni. Arrivano in serie occasioni interessanti e tutti capitano a Melandri che oggi non buca. Clamorosa quel rigore in movimento con il quale avrebbe potuto fare meglio, molto meglio di così. Non contano gol in trasferta, non c'è rischio supplementari. Al Forlì basta vincere di un gol, di un autogol, di un rimpallo nella domenica dell'abusato slogan “vittoria o morte” che a qualcuno ha portato bene, ad altri no.
Roberto Chiesa
Ripresa e il dilemma è dimenarsi tra la voglia di forzare e trovare un pari che è lì poco lontano e l'assoluta necessità di non prendere il secondo che saprebbe quasi di condanna. Intanto Ferrini entra su Bolzan, più palla che gamba viene giù la tribuna ma l'arbitro fa un tanto al chilo e si gira di là. E' l'ultimo brivido romagnolo, poi la condizione dice che i biancorossi hanno meno acido lattico nelle gambe quindi ci provano oggi e ci riproveranno al Morgagni. Arrivano in serie occasioni interessanti e tutti capitano a Melandri che oggi non buca. Clamorosa quel rigore in movimento con il quale avrebbe potuto fare meglio, molto meglio di così. Non contano gol in trasferta, non c'è rischio supplementari. Al Forlì basta vincere di un gol, di un autogol, di un rimpallo nella domenica dell'abusato slogan “vittoria o morte” che a qualcuno ha portato bene, ad altri no.
Roberto Chiesa
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