Sette cazzotti alla bocca dello stomaco da riscattare perché tra Dudelange e Tre Penne c’è si tanta differenza, ma non quell’abisso scolpito dal risultato di andata. Per dimostrarlo, la squadra del Castello di Città, ha solo il ritorno. Novanta minuti per cancellare, lenire, affermare un credo filo conduttore dei cinque anni della gestione di Stefano Ceci. Provare a giocare comunque. Perché se qualcuno l’ha chiamato gioco del calcio, un motivo deve pure esserci. Non ci sarà Manuel Marani, ma il tecnico ritrova la fisicità di Mikhailovsky, drammaticamente mancata nella gara di andata. Quando invece del Dudelange si parlava come una squadra organizzata, ma composta di dilettanti. Informazione diciamo parziale perchè dopo la fine del campionato tra i lussemburghesi sono arrivati 9 giocatori nuovi di zecca, professionisti dal campionato francese. L’impatto del Tre Penne con la Champions non è stato morbido, spazio per rimediare però c’è. Quella parola, orgoglio, sul quale tutti vogliono far leva e il pubblico amico dal quale farsi dare una mano e al quale regalare la soddisfazione di un gol. Un regalo, un abbraccio virtuale anche per Stefano Ceci, l’allenatore che ha portato il Tre Penne in Europa e Champions League, ufficialmente alla sua ultima panchina biancazzurra.
Roberto Chiesa
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