È finita l'era del "Prof"
Nel suo quadriennio alla guida di San Marino, Franco Varrella non è riuscito a sfruttare al massimo le occasioni offerte da Nations e qualificazioni mondiali.
Un'occasione persa, così si potrebbe riassumere l'esperienza di Franco Varrella da CT di San Marino. Il primo “straniero” di sempre della panchina biancazzurra, svolta epocale per una Federcalcio appena uscita dal trentennio Crescentini – siamo nel 2018 – e galvanizzata dalla neonata Nations League. La nuova competizione promette finalmente partite alla portata e Varrella ha il compito di alzare l'asticella: un professionista di lunga data – ma anche fermo da 10 anni – chiamato a scuotere un calcio prettamente dilettantistico, da convincere che sì, si può ambire a qualcosa in più di un ko onorevole.
L'ardita frase d'esordio “Non sopporterei nemmeno un 1-0, forse nemmeno un pareggio” cozza con quanto raccolto in una prima edizione di Nations fuori portata e nella corsa a Euro2020: in due anni solo sconfitte - tra cui due 9-0 con Russia e Belgio – col gol di Berardi al Kazakistan a far da palliativo finale. La Nazionale pare anche più passiva di prima, al netto dei dati positivi snocciolati dai comunicati FSGC.
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Ma è nella seconda metà del quadriennio, quella che offre occasioni mai viste per il calcio sammarinese, che si squarcia il velo. La Nations stavolta è un girone tra pari grado con Liechtenstein e Gibilterra: il CT trova la quadra tattica – un 4-4-2 con Hirsch e Fabio Tomassini esterni – solo a fine andata, pagando con due ko senza colpo ferire. Il nuovo assetto porta due 0-0, quello ricco di occasioni con un Liechtenstein decimato dalle assenze – e con uno stopper a far da centravanti – e con una Gibilterra dominata fino alla sciocca espulsione di Simoncini di inizio ripresa.
Una sufficienza stiracchiata che vale la conferma per le qualificazioni mondiali, dove, anche qui manna dal cielo, c'è pure Andorra, incrocio tanto sperato quanto deludente. L'assenza di Berardi è una minima attenuante per una Nazionale troppo timorosa, che là incassa subito il definitivo 2-0 e in casa cede 3-0, miglior risultato di sempre dei pirenaici. E sipario su un Varella che, in quest'ultima occasione, sbaglia tutto, dall'abbottonato 4-1-4-1 iniziale ai cambi effettuati solo nella ripresa, a raddoppio avvenuto. 34 partite, con due pareggi, 3 gol fatti – gli altri di Nanni alla Polonia e di David Tomassini al Kosovo – e 134 subiti: questi i numeri di un CT al quale va riconosciuto il merito di aver lanciato tanti giovani, Nanni su tutti ma anche Mularoni, Fabbri, lo stesso Tomassini. Materiale buono per il successore, che tanto quanto Varrella dovrà scontrarsi con una realtà che, a differenza di quelle degli altri piccoli Stati, non ha saputo crescere e richiede riforme ben più profonde di un cambio in panchina.
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