STADIUM

Una cattedrale nel deserto

Negli ultimi 5 mesi, una sola partita al "San Marino Stadium" e molte squadre sono costrette ad allenarsi fuori territorio

Le recenti polemiche sullo stadio di Acquaviva stanno facendo emergere un problema ben più grave, quello della gestione dei campi da calcio. Diversi impianti a San Marino non sono agibili per svariati motivi. A Montegiardino sono crollati gli spogliatoi e la struttura ha bisogno di interventi significativi per poter tornare disponibile. Quegli stessi spogliatoi che a Borgo Maggiore sono abbandonati da anni e il campo più antico della Repubblica, viene utilizzato solo da gruppi di amici con la passione per il calcio. Serravalle B è un cantiere aperto e lo sarà ancora, chissà per quanto tempo. La situazione insomma sta diventando drammatica. La neve ha reso inagibili i campi di Montecchio e Fiorentino e tutta l'attività calcistica, compresa quella giovanile, è concentrata su tre impianti, Acquaviva, Dogana e Domagnano.

Allora la domanda nasce spontanea. Che fine ha fatto lo stadio di Serravalle? Negli ultimi 5 mesi si è giocata un sola partita, l'amichevole tra San Marino e Albania Under 21. E pensare che negli anni 90, su quel campo in erba naturale, si giocava praticamente tutte le domeniche. Ci giocava il San Marino, che era la squadra più importante e ci giocava la Juvenes, che era la squadra del castello di Serravalle. Ora che sono stati investiti centinaia di migliaia di euro per un terreno misto-sintetico, non si gioca praticamente mai. La Federcalcio si è avvalsa anche di un agronomo per mantenere il campo in perfette condizioni per le partite delle Nazionali. La soluzione più semplice, deve aver pensato l'esperto in agraria, è quella di non permettere a nessuno di utilizzare l'impianto. Una sorta di cattedrale nel deserto, costata milioni di euro e riservata solo a pochi eventi internazionali. Tutto questo mentre molte squadre del campionato sammarinese sono costrette ad allenarsi fuori territorio. La realtà è che i campi sono stati fatti per giocare, almeno una volta ogni 15 giorni. Forse qualcuno dovrebbe dirlo anche all'agronomo. 

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