Arrivano le Olimpiadi silenziose: in gara gli atleti sordi
ROMA. Barbara ha 31 anni e viene da Rapallo, provincia di Genova. Bionda, fisico statuario e occhi orientaleggianti, col grazioso furore del suo braccio sinistro ha conquistato 15 ori, due argenti e un bronzo in 22 anni di carriera tennistica. Luca, fiorentino di 25 anni, è altrettanto biondo, statuario e aggraziato. La prima volta si è tuffato in piscina all’età di dieci anni e da allora ne è uscito il minimo indispensabile: giusto il tempo di dedicarsi all’altra sua passione, lo studio dell’arte. Nel 2009, a Taipei, mentre il Coni lo adocchiava come atleta “di interesse olimpico”, il nuotatore ha stabilito tre record mondiali, nei 100 e 400 metri a stile libero e nei 200 a farfalla. Ad accomunare Barbara e Luca, però, non c’è solo lo sport praticato a livello agonistico. Tutti e due, infatti, sono sordi: oltre a gareggiare spesso con i normodotati, sono entrambi iscritti alla Fssi, la Federazione italiana degli sport silenziosi. Barbara Oddone e Luca Germano sono gli italiani di punta per le prossime Deaflympics, le Olimpiadi riservate agli atleti non udenti, la cui prossima edizione è prevista per l’estate, a Sofia, in Bulgaria. Una manifestazione di lungo corso, più antica delle stesse Paralimpiadi. E, nonostante questo, pressoché ignorata dai media e dal grande pubblico. Ne parla un articolo pubblicato sul numero di aprile del mensile “SuperAbile Magazine”, edito dall’Inail.
“In Italia – spiega Daniela Mazzocco, presidente Fssi – gli sport delle persone sorde non sono molto conosciuti, perché nessuno ha interesse a pubblicizzarli. La televisione finora non ha mai ritenuto opportuno mandare in onda questo tipo di competizioni, forse per la difficoltà a trovare sponsorizzazioni”. Un vero peccato, visto lo spessore degli atleti espressi dal circuito dei non udenti: nel 2009, al rientro dai Giochi di Taipei, fu lo stesso Germano, a confessare di essersi dovuto ricredere sul livello degli avversari. “Mi aspettavo competizioni di media difficoltà – ammise in seguito –, invece mi sono trovato di fronte a gente con una motivazione mostruosa, con grinta e talento da vendere”. Quell’anno, Germano si portò a casa sei medaglie (tre ori, due argenti e un bronzo), che lo incoronarono campione assoluto del 2009. Non fu da meno la Oddone, che conquistò un oro nel singolo, un argento nel doppio misto e un bronzo nel doppio femminile.
A Parigi era presente Emidio Piacenza, un giovane sordo che, rientrato a Milano, fondò il primo club calcistico per non udenti, costituendo in seguito il Comitato sport silenzioso d’Italia, progenitore della Fssi. Agli ultimi Giochi (Taipei 2009), la delegazione italiana è tornata a casa con 14 medaglie, una in meno dell’edizione precedente, svoltasi nel 2005 a Melbourne. Tutto questo, però, non è bastato a risvegliare l’interesse dei media nostrani. E a una manciata di mesi dall’inizio dei Giochi di Sofia, nulla si sa di un’eventuale copertura televisiva. “Soltanto nel settembre del 2011 – riferisce Mazzocco – su Rai Sport sono stati trasmessi i Campionati mondiali di basket, organizzati dalla nostra federazione, che hanno destato un discreto interesse”.
Proprio la Nazionale di pallacanestro ha avuto una genesi tra le più insolite. A raccontarcela è il direttore tecnico Beatrice Terenzi, giornalista sportiva per “Il Resto del Carlino” di Pesaro: è stata soprattutto lei a volere questa squadra, nata attraverso il passaparola sul web. “Nel 2010, seguendo per il giornale la Nazionale silenziosa di volley, scoprii che in federazione non esisteva ancora una squadra di basket –ricorda –. Con la mia collega Elisabetta Ferri decidemmo di fare un tentativo: creammo una pagina Facebook, con un invito a raggiungerci per tutte le cestiste non udenti”. All’appello rispondono ragazze da tutta Italia. “Soltanto il capitano, Cristina Taurino, viene da Pesaro. Le altre sono arrivate da Mantova, Palermo, Verona; molte di loro provenivano da altri sport e abbiamo dovuto formarle. La stessa Taurino gioca tutt’ora a calcio, con ottimi risultati”.
Nel febbraio del 2009, poco prima delle Olimpiadi di Taipei, il Cip (Comitato paralimpico italiano) ha riconosciuto la Fssi come Federazione paralimpica. “A oggi – conclude la presidente Mazzocco – siamo parificati alle federazioni nazionali affiliate al Coni. Questo perché abbiamo soddisfatto tutti i criteri necessari: abbiamo 28 discipline praticate in 20 regioni, con la partecipazione di circa 1.600 atleti per 105 società affiliate”. Una gioiosa macchina da guerra che si sta già mettendo in moto per la Bulgaria. Con un preciso obiettivo: superare gli eccellenti risultati di quattro anni fa. (Antonio Storto).