La Segreteria al Lavoro ha presentato nei giorni scorsi alle associazioni di categoria e ai sindacati la nuova bozza del Progetto di Legge “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico”, che sarà portato in prima lettura già nei prossimi giorni. Purtroppo, nonostante le innumerevoli richieste di revisione dell’impianto legislativo, pervenute sia dalla nostra associazione che dalle organizzazioni sindacali, permane l’intenzione di voler mantenere l’impostazione generale presente nella prima bozza, salvo piccole e ininfluenti modifiche che potranno essere apportate prima della seconda lettura.
Ancora una volta il metodo rimane sempre lo stesso: il Governo elabora una proposta e poi apre il confronto, senza dare alle parti in causa, in questo caso datori di lavoro e lavoratori, il tempo necessario per delineare necessità e obiettivi di una modifica così importante rispetto al quadro normativo in materia di lavoro.
Il provvedimento è disarticolato, confuso e di difficile applicazione: vede una riduzione consistente degli attuali incentivi legati all’occupazione e, contestualmente, un incremento del costo del lavoro a fronte della liberalizzazione dell’assunzione dei lavoratori frontalieri.
Per questo ANIS ritiene che l’impostazione del nuovo progetto di legge non vada nella direzione dello sviluppo e per questo chiede invece una sua profonda revisione.
Mentre in Europa, e in particolare in Italia, tutti i Governi sono impegnati a ridurre il costo del lavoro e il cuneo fiscale, con l’obiettivo di favorire i consumi e gli investimenti delle imprese, a San Marino si punta ad aumentarli. Così si frena lo sviluppo, non lo si stimola.
Infine, a fronte della necessità di riequilibrare la Cassa per gli ammortizzatori sociali, vengono penalizzate solo le imprese che assumono e contestualmente non si agisce sull’erogazione di questi ammortizzatori a disoccupati e lavoratori in mobilità. Si era chiesto, ed era anche nel programma di questo Governo, di rimodulare tali ammortizzatori in base alla durata e al reddito familiare, oltre che ad una serie di obblighi (formazione, colloqui di lavoro) come in tutti gli altri Paesi. Ci si aspettava l’introduzione dell’ISEE e non l’aumento delle aliquote contributive per quelle imprese che vogliono assumere personale.
Ci si aspettava anche che, a fronte della riapertura del tavolo tripartito per lo sviluppo, si potesse discutere anche di questi temi in maniera preventiva e condivisa. Nonostante l’assoluta necessità di coordinare tutte le azioni e gli interventi normativi, come annunciato anche nel programma di governo, constatiamo come purtroppo ad oggi non sia questo il metodo utilizzato.
Ancora una volta il metodo rimane sempre lo stesso: il Governo elabora una proposta e poi apre il confronto, senza dare alle parti in causa, in questo caso datori di lavoro e lavoratori, il tempo necessario per delineare necessità e obiettivi di una modifica così importante rispetto al quadro normativo in materia di lavoro.
Il provvedimento è disarticolato, confuso e di difficile applicazione: vede una riduzione consistente degli attuali incentivi legati all’occupazione e, contestualmente, un incremento del costo del lavoro a fronte della liberalizzazione dell’assunzione dei lavoratori frontalieri.
Per questo ANIS ritiene che l’impostazione del nuovo progetto di legge non vada nella direzione dello sviluppo e per questo chiede invece una sua profonda revisione.
Mentre in Europa, e in particolare in Italia, tutti i Governi sono impegnati a ridurre il costo del lavoro e il cuneo fiscale, con l’obiettivo di favorire i consumi e gli investimenti delle imprese, a San Marino si punta ad aumentarli. Così si frena lo sviluppo, non lo si stimola.
Infine, a fronte della necessità di riequilibrare la Cassa per gli ammortizzatori sociali, vengono penalizzate solo le imprese che assumono e contestualmente non si agisce sull’erogazione di questi ammortizzatori a disoccupati e lavoratori in mobilità. Si era chiesto, ed era anche nel programma di questo Governo, di rimodulare tali ammortizzatori in base alla durata e al reddito familiare, oltre che ad una serie di obblighi (formazione, colloqui di lavoro) come in tutti gli altri Paesi. Ci si aspettava l’introduzione dell’ISEE e non l’aumento delle aliquote contributive per quelle imprese che vogliono assumere personale.
Ci si aspettava anche che, a fronte della riapertura del tavolo tripartito per lo sviluppo, si potesse discutere anche di questi temi in maniera preventiva e condivisa. Nonostante l’assoluta necessità di coordinare tutte le azioni e gli interventi normativi, come annunciato anche nel programma di governo, constatiamo come purtroppo ad oggi non sia questo il metodo utilizzato.
Riproduzione riservata ©