La Commissione per la Gestione dell’Edilizia Residenziale autorizza la stipula dei contratti di mutuo prima casa con le banche e si occupa di gestire l’annosa questione degli appartamenti di proprietà dell’Ecc.ma Camera che vengono assegnati in caso di necessità o urgenza a persone o famiglie in difficoltà.
Questione annosa perché è dal 2000 che non viene istituito un bando di concorso per le assegnazioni ordinarie, e si continua con quelle temporanee, cioè ogni volta il Congresso di Stato delibera su pratiche di natura “straordinaria” in base ai casi particolari che si trova a dover valutare. Di fatto però quello che dovrebbe rappresentare solo un’eccezione – le assegnazioni temporanee - è diventata ordinarietà, fino ad incancrenirsi.
A gennaio 2018 il governo ha emanato un Decreto-Legge che andrà in ratifica in questa sessione del Consiglio Grande e Generale. Nel decreto si dice, in parole povere, di voler “sanare” la situazione pregressa e di procedere a valutare le singole pratiche entro il 31 dicembre 2018.
Il problema non è tanto fare il “punto zero”, che come obiettivo può essere condivisibile, quanto il fatto di stabilire che sia il Congresso di Stato a prorogare i termini di legge a sua discrezione, potendo far diventare questi 12 mesi anche 12 anni e soprattutto senza che vengano verificati i requisiti e il reale stato di necessità delle persone. Addirittura il governo pretende di determinare i canoni di locazione di queste assegnazioni! A noi non pare normale che siano i Segretari di Stato a stabilire quanto si debba pagare di affitto quando esistono Commissioni e Uffici pubblici a ci preposti. Ed esistono proprio per evitare che queste decisioni rientrino in meccanismi discrezionali.
Si tratta, a nostro avviso, di una vera e propria ingerenza del Congresso di Stato che pretende di sostituirsi agli organi amministrativi invece di limitarsi ad indirizzarli, ma ancora più grave che queste pressioni vengano imposte anche sul lavoro di un organismo pubblico, e l’organismo in questione è proprio la Commissione per la gestione dell’edilizia residenziale di cui siamo membri. Ma veniamo ai fatti.
Durante una seduta di questa Commissione, il rappresentante della Segreteria di Stato per il Lavoro, ha preteso il ritiro di una delibera precedentemente emanata con parere favorevole dell’unanimità dei presenti. La delibera “incriminata” riportava una serie di osservazioni che la Commissione ha ritenuto opportuno rilevare in merito al decreto di cui sopra, proprio per sottolineare come l’ingerenza del Congresso di Stato andasse ad incidere sull’autonomia della Commissione stessa, nonché sulle competenze dell’Ufficio del Lavoro. In sintesi, la Commissione ha messo nero su bianco le sue perplessità rispetto all’azione del Congresso di Stato, che ad avviso dei membri si è autoassegnato impropriamente funzioni prettamente amministrative, esautorando di fatto le competenze della Commissione.
Invece di un’apertura al dialogo e al confronto, la Commissione si è vista arrivare, durante la seduta successiva, il rappresentante della Segreteria per il Lavoro (presentatosi con un avvocato), per far ritirare la delibera della seduta precedente contenente le osservazioni della Commissione: seduta nella quale lo stesso rappresentante della Segreteria era assente. Riteniamo molto grave questa ulteriore ingerenza, una pressione intollerabile, così come è intollerabile il fatto che si voglia cancellare dal verbale le osservazioni della Commissione su un decreto del governo.
Sarebbe opportuno invece che il Congresso indicasse quali sono i criteri per calcolare un canone equo e rimettere mano agli scaglioni di reddito oramai fermi al 1994, così come sarebbe bene istituire finalmente un bando pubblico per le assegnazioni come previsto per legge. Occorre affrontare la situazione presente e pregressa non facendo leva sulla discrezionalità ma con una norma seria, ordinaria e ben costruita per evitare che qualsiasi Congresso di Stato presente o futuro possa decidere a piacimento rischiando di creare l’ennesima bolla clientelare.
Adele Tonnini- membro della Commissione per la Gestione dell’Edilizia Residenziale
Gino Giovagnoli - membro della Commissione per la Gestione dell’Edilizia Residenziale
Questione annosa perché è dal 2000 che non viene istituito un bando di concorso per le assegnazioni ordinarie, e si continua con quelle temporanee, cioè ogni volta il Congresso di Stato delibera su pratiche di natura “straordinaria” in base ai casi particolari che si trova a dover valutare. Di fatto però quello che dovrebbe rappresentare solo un’eccezione – le assegnazioni temporanee - è diventata ordinarietà, fino ad incancrenirsi.
A gennaio 2018 il governo ha emanato un Decreto-Legge che andrà in ratifica in questa sessione del Consiglio Grande e Generale. Nel decreto si dice, in parole povere, di voler “sanare” la situazione pregressa e di procedere a valutare le singole pratiche entro il 31 dicembre 2018.
Il problema non è tanto fare il “punto zero”, che come obiettivo può essere condivisibile, quanto il fatto di stabilire che sia il Congresso di Stato a prorogare i termini di legge a sua discrezione, potendo far diventare questi 12 mesi anche 12 anni e soprattutto senza che vengano verificati i requisiti e il reale stato di necessità delle persone. Addirittura il governo pretende di determinare i canoni di locazione di queste assegnazioni! A noi non pare normale che siano i Segretari di Stato a stabilire quanto si debba pagare di affitto quando esistono Commissioni e Uffici pubblici a ci preposti. Ed esistono proprio per evitare che queste decisioni rientrino in meccanismi discrezionali.
Si tratta, a nostro avviso, di una vera e propria ingerenza del Congresso di Stato che pretende di sostituirsi agli organi amministrativi invece di limitarsi ad indirizzarli, ma ancora più grave che queste pressioni vengano imposte anche sul lavoro di un organismo pubblico, e l’organismo in questione è proprio la Commissione per la gestione dell’edilizia residenziale di cui siamo membri. Ma veniamo ai fatti.
Durante una seduta di questa Commissione, il rappresentante della Segreteria di Stato per il Lavoro, ha preteso il ritiro di una delibera precedentemente emanata con parere favorevole dell’unanimità dei presenti. La delibera “incriminata” riportava una serie di osservazioni che la Commissione ha ritenuto opportuno rilevare in merito al decreto di cui sopra, proprio per sottolineare come l’ingerenza del Congresso di Stato andasse ad incidere sull’autonomia della Commissione stessa, nonché sulle competenze dell’Ufficio del Lavoro. In sintesi, la Commissione ha messo nero su bianco le sue perplessità rispetto all’azione del Congresso di Stato, che ad avviso dei membri si è autoassegnato impropriamente funzioni prettamente amministrative, esautorando di fatto le competenze della Commissione.
Invece di un’apertura al dialogo e al confronto, la Commissione si è vista arrivare, durante la seduta successiva, il rappresentante della Segreteria per il Lavoro (presentatosi con un avvocato), per far ritirare la delibera della seduta precedente contenente le osservazioni della Commissione: seduta nella quale lo stesso rappresentante della Segreteria era assente. Riteniamo molto grave questa ulteriore ingerenza, una pressione intollerabile, così come è intollerabile il fatto che si voglia cancellare dal verbale le osservazioni della Commissione su un decreto del governo.
Sarebbe opportuno invece che il Congresso indicasse quali sono i criteri per calcolare un canone equo e rimettere mano agli scaglioni di reddito oramai fermi al 1994, così come sarebbe bene istituire finalmente un bando pubblico per le assegnazioni come previsto per legge. Occorre affrontare la situazione presente e pregressa non facendo leva sulla discrezionalità ma con una norma seria, ordinaria e ben costruita per evitare che qualsiasi Congresso di Stato presente o futuro possa decidere a piacimento rischiando di creare l’ennesima bolla clientelare.
Adele Tonnini- membro della Commissione per la Gestione dell’Edilizia Residenziale
Gino Giovagnoli - membro della Commissione per la Gestione dell’Edilizia Residenziale
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