Siamo solo a metà anno scolastico e quasi tutti gli insegnanti della scuola media hanno esaurito il “debito” che il decreto di luglio sulla scuola addossava loro. C’è stato un maggior onere burocratico per la compilazione di progetti su attività (elettive, di recupero, di potenziamento...) che si fanno abitualmente nella scuola, qualcuno ha fatto compresenze, altri hanno sostituito i colleghi delle diverse materie. C’è stato chiesto di lavorare di più, come se facessimo meno del dovuto, contandoci i minuti delle lezioni più corte, la cui durata non è una nostra scelta e come se per queste lezioni fosse minore l’impegno nel gestirle e prepararle. Non ci si sente bene, in debito, e ora che è stato "onorato" restano le macerie, la sfiducia nel responsabile politico, le risorse che diventano sempre minori, mentre – a dispetto del calo demografico- le classi sono più numerose. Ora come la mettiamo con il “di più” delle attività che ancora occorrono? Quando siamo noi in credito, quando facciamo oltre il dovuto per contratto, l’inutile timbratore smette di conteggiare. Il governo crede davvero, con questo agire unilaterale e maldestro, che ogni “di più” sia scontato? Pensa che il volontariato possa sempre sopperire? Pensa davvero che la mancanza di una progettualità sulla scuola si possa mascherare con un decreto balneare?
Mentre immense quantità di denaro pubblico si dirottano in un settore bancario-finanziario fortemente colluso con il potere politico, ricordiamo semplicemente che è educativo dare valore al lavoro, che la buona scuola ha bisogno di risorse e di insegnanti motivati, non di burocrati. E gli insegnanti avrebbero bisogno di una classe politica in grado di riconoscere il loro ruolo, con cui mantenere costantemente aperto il dialogo, mentre questa classe politica ci tratta come impiegati recalcitranti che non vogliono lavorare. risorsa
Lo sciopero durante gli scrutini è solo l'ultimo atto di tutta una serie di manifestazioni con cui il corpo docente ha cercato invano di far capire a un governo incapace di ascoltare che questo decreto ha leso nel profondo la nostra dignità di professionisti. Probabilmente il nostro più grave errore è stato non scendere in piazza negli ultimi anni, nonostante un contratto mai rinnovato, nonostante i tanti tagli economici allo stipendio, nonostante l'inutile badge, nonostante le possibilità sempre più ristrette a livello di materiale didattico e di risorse umane (non dimentichiamo che sono anni che non vengono nominati insegnanti per le sostituzioni, e a farne le spese sono in particolare gli studenti più deboli, che spesso si ritrovano senza i docenti che dovrebbero aiutarli maggiormente, perché se manca un titolare, l'insegnante di sostegno viene semplicemente inviato a gestire la classe).
Dobbiamo fare sacrifici, però il governo ha trovato le risorse per badge e totem che educano gli alunni alla timbratura precoce, ha sempre trovato i soldi per costosi formatori esterni che non conoscono niente di San Marino e da anni vengono a raccontarci le stesse cose. Del tanto proclamato progetto del nuovo polo scolastico invece no, non se ne parla più, evidentemente è apparso anche a loro ciò che a tutti noi era chiaro da tempo, e cioè un faraonico progetto su cui il governo, per non smentirsi, non aveva chiesto alcun parere a coloro che la scuola la fanno tutti i giorni. Lo avranno capito, adesso, che gli insegnanti sono fortemente contrari a questa deriva aziendalistica e burocraticistica della scuola? Lo avranno capito, che la scuola ha davvero bisogno oggi più che mai di una gestione collegiale, condivisa (come del resto prevede la legge)? Gli insegnanti ci sperano sempre, e ritirare il decreto sarebbe un passo che dimostrerebbe, per una volta, quella volontà di condivisione e apertura che finora è completamente mancata.
Comunicato stampa
Gli insegnanti delle scuole medie
Mentre immense quantità di denaro pubblico si dirottano in un settore bancario-finanziario fortemente colluso con il potere politico, ricordiamo semplicemente che è educativo dare valore al lavoro, che la buona scuola ha bisogno di risorse e di insegnanti motivati, non di burocrati. E gli insegnanti avrebbero bisogno di una classe politica in grado di riconoscere il loro ruolo, con cui mantenere costantemente aperto il dialogo, mentre questa classe politica ci tratta come impiegati recalcitranti che non vogliono lavorare. risorsa
Lo sciopero durante gli scrutini è solo l'ultimo atto di tutta una serie di manifestazioni con cui il corpo docente ha cercato invano di far capire a un governo incapace di ascoltare che questo decreto ha leso nel profondo la nostra dignità di professionisti. Probabilmente il nostro più grave errore è stato non scendere in piazza negli ultimi anni, nonostante un contratto mai rinnovato, nonostante i tanti tagli economici allo stipendio, nonostante l'inutile badge, nonostante le possibilità sempre più ristrette a livello di materiale didattico e di risorse umane (non dimentichiamo che sono anni che non vengono nominati insegnanti per le sostituzioni, e a farne le spese sono in particolare gli studenti più deboli, che spesso si ritrovano senza i docenti che dovrebbero aiutarli maggiormente, perché se manca un titolare, l'insegnante di sostegno viene semplicemente inviato a gestire la classe).
Dobbiamo fare sacrifici, però il governo ha trovato le risorse per badge e totem che educano gli alunni alla timbratura precoce, ha sempre trovato i soldi per costosi formatori esterni che non conoscono niente di San Marino e da anni vengono a raccontarci le stesse cose. Del tanto proclamato progetto del nuovo polo scolastico invece no, non se ne parla più, evidentemente è apparso anche a loro ciò che a tutti noi era chiaro da tempo, e cioè un faraonico progetto su cui il governo, per non smentirsi, non aveva chiesto alcun parere a coloro che la scuola la fanno tutti i giorni. Lo avranno capito, adesso, che gli insegnanti sono fortemente contrari a questa deriva aziendalistica e burocraticistica della scuola? Lo avranno capito, che la scuola ha davvero bisogno oggi più che mai di una gestione collegiale, condivisa (come del resto prevede la legge)? Gli insegnanti ci sperano sempre, e ritirare il decreto sarebbe un passo che dimostrerebbe, per una volta, quella volontà di condivisione e apertura che finora è completamente mancata.
Comunicato stampa
Gli insegnanti delle scuole medie
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