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Il ritratto “vera effigie” di Fra’ Orazio Olivieri da Pennabilli svelato al pubblico



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21 mag 2022 10:30
Il ritratto “vera effigie” di Fra’ Orazio Olivieri da Pennabilli svelato al pubblico

Dal 1994, anno della prima visita del Dalai Lama a Pennabilli per onorare la straordinaria figura di Fra’ Orazio Olivieri della Penna, l’antico borgo dell’Alta Valmarecchia è stato teatro di numerosissimi eventi: mostre, conferenze, presentazioni, performance, racconti di viaggio e tante altre attività collegate alla storia di fra’ Orazio, al Tibet e alla sua cultura. Nella prima metà del ‘700 il frate cappuccino Orazio della Penna è stato infatti missionario in Tibet per 33 anni e Nunzio Apostolico della Missione Tibetana che comprendeva anche il Nepal e l’India nord-orientale. Fra’ Orazio fu tra i primi europei ad arrivare sul tetto del mondo, studiare e conoscere approfonditamente la lingua, la cultura e la religione tibetana. Ebbe lunghi rapporti di stima ed amicizia con le autorità politiche e religiose tibetane, tanto da avere il permesso di costruire una chiesa ed un convento a Lhasa (1725) e battezzare i tibetani che liberamente sceglievano di seguire la religione cattolica. Scrisse un dizionario tibetano-italiano-tibetano, che fu il primo in una lingua occidentale e fu la base dei primi dizionari in inglese e tedesco. Nel 2005 il Dalai Lama tornò a Pennabilli una seconda volta (evento più che raro) per inaugurare la copia della campana della missione, il cui originale è ancora conservato a Lhasa. Fra’ Orazio è a tutti gli effetti il fautore del primo vero ponte culturale tra il misterioso Tibet e l’Occidente. Di Fra’ Orazio Olivieri circolava una sola ipotetica immagine in bianco e nero, realizzata probabilmente nel 1780, centenario della nascita, dall’incisore riminese Pietro Santi. Si è sempre ipotizzato che le fattezze dell’incisione provenissero dall’unico misterioso ritratto ad olio di cui si conosceva l’esistenza, realizzato di nascosto dal pittore pennese Giovanni Bistolli nel 1738 durante la fugace visita di Orazio in Italia, tornato dal primo viaggio in Tibet per cercare aiuti e finanziamenti per la missione di Lhasa. Di questo ritratto si erano perse completamente le tracce. Le ultime notizie risalgono a 97 anni fa quando venne inviato a Roma per la grande Esposizione Missionaria Vaticana dell’anno santo 1925. Da allora più nulla. Vane tutte le ricerche fatte a Pennabilli e a Roma negli ultimi trent’anni. Un freddo giorno di febbraio di quest’anno le monache Agostiniane di clausura del monastero di Pennabilli, nel ripulire una stanza ripostiglio chiusa da decenni trovano in una cassa un rotolo di tela e scoprono che si tratta del ritratto originale del grande Cappuccino ritornato tra noi. E questo proprio mentre, insieme alla comunità delle monache e al vescovo di San Marino-Montefeltro si stava progettando a Pennabilli un contenitore permanente, una narrazione su diversi piani, dedicato allo stesso Orazio. Coincidenze fortuite, provvidenza o karma, come direbbero gli amici tibetani, fatto sta che è giunto il momento di svelare il ritratto ritrovato e a partire da questo evento intensificare e implementare i progetti, già avanzati, di dedicare alla figura più internazionale e cosmopolita di Pennabilli il risalto che merita. Il giorno 21 maggio 2022 alle ore 10.30 presso il convento delle monache Agostiniane di Pennabilli verrà quindi mostrato in anteprima assoluta il ritratto di Orazio e si relazionerà sul progetto dello spazio “Orazio e il Tibet”.